giovedì 30 giugno 2011

Corpus Domini

Domenica scorsa ho partecipato alla processione per le vie del paese in occasione del Corpus Domini. Non lo facevo da parecchi anni, e l'ultima volta fu a Brescia, un giovedì, con il Vescovo.
Mi ha un po' stupito vedere in processione il sindaco in fascia tricolore e il gonfalone comunale. Ovviamente non sono stupito per la presenza personale del sindaco, di cui conosciamo la formazione cristiana, né dei consiglieri che lo hanno accompagnato. Ho notato la presenza dei simboli comunali, gonfalone e fascia. Non ho memoria delle poche altre processioni che ho visto, se ci fossero anche allora questi simboli.

Da una parte, la processione del Corpus Domini è squisitamente religiosa. Mi chiedo se sia giusto che i simboli della comunità laica, specie di una comunità che comprende tanti stranieri di molte religioni diverse, vengano devotamente portati a seguito del segno principale del Cristianesimo, l'Eucarestia vera e viva.

D'altra parte mi rispondo anche che forse sono troppo sofistico rispetto a questa questione. Il fatto che il Comune sia laico non impedisce che questo abbia un rapporto proficuo con le comunità religiose sul territorio, e la partecipazione al Corpus Domini può essere segno di un'attenzione e di un rispetto verso la comunità religiosa comunque più importante, per numeri e per storia, di Ospitaletto.

lunedì 27 giugno 2011

Vendere fumo

Qui uno dei motivi per cui Vendola mi sembra un venditore di fumo.
Oddio, io credo che il (fumoso) modello di società che ha in mente sia insostenibile, almeno a breve termine, per qualche decina d'anni a essere ottimisti, finché i soldi per far tutto col pubblico non ci saranno.
Forse stavolta dovrei essere felice perché si mantiene ancorato alla realtà vera.

Ma mi dà molto più fastidio il suo atteggiamento demagogico: il 13 giugno diceva: "Oggi perde l'Italia delle lobbies, perde una lunga storia di ossessione privatrizzatrice... Per me si tratta della vittoria di una vita".

Grazie ancora a Francesco Costa per l'azzeccata sintesi: "Niente di nuovo, insomma. Anche stavolta nel centrosinistra c’è chi pensa di vincere le elezioni raccontando balle demagogiche ai suoi elettori, promettendo cose che non potrà e non vorrà mantenere e che provocheranno il ritorno dei movimenti dei delusi, dei siete-come-Berlusconi, delle manifestazioni contro il Governo organizzate dai partiti di Governo, eccetera eccetera. Auguri."
Spero che il PD non sia di questa risma, oppure anche se "il vento cambia" torneremo davvero ai girotondi, ai Pancho Pardi, ai Nanni Moretti, alla sinistra in piazza con la CGIL contro il futuro governo all-inclusive Bersani. (Bersani chi? quello che ha cambiato idea sui referendum?)

E invece l'Italia ha così bisogno di una sinistra europea...

sabato 25 giugno 2011

Dai referendum all'Italia e agli italiani

L'acuta analisi di Luca Ricolfi ha qualche punto in comune con quanto scrivevo martedì scorso sull'interpretazione del voto referendario. Ricolfi però si allarga e fa una disamina della situazione più ampia, arrivando a citare come "l’eredità più negativa dell’era berlusconiana" un effetto sulla politica: "Aver trasformato la politica in uno scontro di fazioni, in cui conta solo annientare l’avversario, e nulla valgono le idee, i contenuti, le proposte, i dettagli". Al riguardo non sono d'accordo.

Senz'altro quella citata è una colpa non da poco. Stiamo avendo proprio in questi giorni una riprova "al contrario" di quanto siamo malati di questa concezione: le accuse a Di Pietro per il colloquio avuto alla Camera (una sede istituzionale) con Berlusconi sono surreali. Bisognerebbe applaudire il buon Tonino per aver usato una volta tanto dei toni civili, dovrebbe anzi essere la normalità, e invece ce ne stupiamo e, cosa ancor più grave, c'è chi si arrabbia per questo.

Io però credo che la colpa più grave del berlusconismo sia la trasformazione della società italiana, e non della politica. La politica era già in parabola discendente da molti anni, e chissà addirittura che non sia sempre stata così com'è ora: un intreccio di clientele, conoscenze, a volte corruttele. Credo di aver già citato Churchill, secondo cui in Parlamento ci sono il 10% di persone valide, il 10% di farabutti e l'80% di persone "normali", specchio del Paese.

Anche tutto questo can-can su Bisignani francamente non mi interessa nulla, e non credo che possa essere la prova di questo degrado. Si tratta essenzialmente di fuffa, secondo me, e trovo anche vergognoso che si mettano in piazza conversazioni private assolutamente irrilevanti, solo per seminare zizzania. Tra l'altro Bisignani è sulla piazza da decenni, non solo con questo governo o questa maggioranza ma fin dalla Prima Repubblica, quindi il malaffare ai piani alti non è nuovo. Vedremo se la magistratura riuscirà a costruire qualche capo d'accusa, se no dovremo solo chiedere scusa a tutti per la morbosa curiosità di farsi i fatti altri.

Ed ecco che arriviamo a quel che dicevo sopra: questa curiosità da reality che contagia anche i giornalisti, che non provano nemmeno a discernere quel che hanno in mano ma pubblicano e basta, questo clima - come ha detto Buffon - "da Piazzale Loreto", la ricerca a tutti i costi del quarto d'ora di celebrità, come da azzeccata traccia dell'esame di maturità: questi sono i danni più grandi del berlusconismo. Un berlusconismo inteso in senso ampio, "televisivo", che comincia dagli anni '80 e non dal 1994. E allora anche la politica diventa televendita, l'etica bacchettona della Rai di Bernabei viene travolta da Drive-In, e i modelli proposti non sono più quelli di De Amicis ma delle veline, in Parlamento e soprattutto fuori.

E' troppo addossare alla TV la colpa di questo degrado? Certo, ci sono altri fattori di crisi, dall'autorità degli insegnanti a quella dei genitori. Ma se diciamo, come è stato detto, che la TV ha fatto gli italiani, diffondendo la lingua unitaria e facendo da minimo comune denominatore, allora dobbiamo anche prendere in considerazione l' ipotesi che la TV possa anche (contribuire a) disfarli.

Mio fratello dice che questi danni del berlusconismo ce li porteremo dietro ancora per chissà quanto tempo, anche dopo la sua dipartita dalla scena. E purtroppo è vero. Peggiorare la gente vuol dire poi peggiorare anche quell'80% di classe politica che la rispecchia, e quindi c'è una conseguenza anche sulla politica.
E non credo, per tornare laddove ero partito, che il voto referendario sia sinonimo di "risveglio culturale", quanto più di slogan passati in maniera efficace, come dice Ricolfi.

Si potrà obiettare che anche negli altri Paesi questa deriva commerciale da reality ha preso piede, magari anche prima che da noi (forse perché l'Italia contiene il Vaticano?...). Quindi magari anche senza Berlusconi sarebbe successo ugualmente. Sarà vero, ma ciò non toglie che in Italia il protagonista del "cambio di mentalità" è stato indubbiamente Berlusconi, e se ne prende quindi la responsabilità.

p.s. lo so che in questo post sono pessimista, ma per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia ho deciso di affrontare il cimento della lettura delle Confessioni di un italiano. Libro intriso di romanticismo, ma che ci volete fare: non si può fare a meno di notare le differenze!

venerdì 24 giugno 2011

Castelli (e) romani

L'uscita di Castelli sul pedaggio sul GRA è leghista nel senso peggiore: biecamente razzista, fa di tutta un'erba un fascio e si basa su cliché. Le smentite sono goffe e fuori luogo: gli è scappata una voce dal cuore, e non può dire "parola torna indietro".

Però mi è scattato in testa un collegamento mentale, alle voci Roma e trasporti.
Quando la settimana scorsa sono stato nella capitale, con la mia fidanzata stavamo notando che sui mezzi pubblici gli unici a timbrare il biglietto eravamo noi turisti. Un sacco di gente saliva e si sedeva, bellamente, senza preoccuparsi di nulla.
Saranno tutti abbonati? Tutti tutti? Mah... Anni fa, salendo su un bus (sempre a Roma) vidi una scena che mi lasciò interdetto. Poco dopo la stazione di Termini salì un controllore. Decine di persone - ero su un bus doppio - si avvicinarono ordinatamente all'obliteratrice, tirarono fuori un biglietto dalla tasca e si lo timbrarono. Solo dopo che tutti ebbero finito il controllore cominciò il giro di verifica. Giuro: l'ho visto con i miei occhi.
Cioè: queste persone hanno il biglietto in tasca, ma salgono senza obliterarlo, e lo consumano solo quando incontrano un controllore. E qui si tocca anche l'argomento della frequenza dei controlli: io sono stato a Roma almeno dieci volte, viaggiando sempre sui mezzi pubblici, e ricordo due controlli: quello sul bus che ho raccontato e un altro all'ingresso della metropolitana. E' chiaro che se i controlli ci fossero forse avrebbero un valore dissuasivo e, perché no, educativo sull'evasione tariffaria.

Nella metropolitana fino al 2007 c'era il "varco abbonati" senza nessuna barriera: in molti si infilavano anche di lì. Poi sono - finalmente - stati messi i tornelli, e la vendita dei biglietti è aumentata del 10%. Questo 10% è sul totale dei biglietti venduti per tutti i mezzi pubblici, su cui la metropolitana influisce per il 33% circa, perciò i biglietti della metro evasi erano circa il 30%!

Con questo non voglio dire che tutti i romani si comportino così: i furbi ci sono ovunque, così come molti romani saranno sicuramente abbonati. La sensazione, però, è che l'ATAC faccia molto conto sui turisti...

Forse qualche opera di pubblica educazione, anche coercitiva (leggi: multe), non guasterebbe. Tra l'altro, la mancanza di senso civico in Italia è indicata come il maggiore handicap nazionale dal 40% dei nostri giovani che desidererebbero andare all'estero (il 20,6% di loro dice così), più ancora della corruzione (indicata dal 19,1%), della classe politica scadente (15,2%) e più persino delle difficoltà economiche (8,6%).

giovedì 23 giugno 2011

Worst case

La soluzione peggiore: Conte alla Juve non mi piace, perché Conte ha già avuto problemi con l'Atalanta e non credo nel gestire uno spogliatoio in cui c'era Doni, figuriamoci ora con tante primedonne. Mi sembra una soluzione alla Ferrara, con in più l'irascibilità di Conte.
Gasperini all'Inter mi piace ancora di meno: perché Gasperini è uno juventino da sempre, era il mio tecnico preferito per la Signora e all'Inter da quinta scelta (almeno, se non sesta, dopo Leonardo, Bielsa, Villas Boas, Mihajlovic e forse anche Hiddink) avrà una credibilità pari a zero.
Ci sono alte probabilità che entrambi gli allenatori non arrivino alla colomba. Se Gasperini sopravvive - e credo che sia più probabile che ce la faccia lui piuttosto che Conte - sarà una dimostrazione di cosa si è persa la Juve.

lunedì 20 giugno 2011

Cronache dai palazzi del potere

Spieghiamo il titolo: sono reduce da una tre giorni a Roma, con la Scuola diocesana di formazione all'impegno sociale e politico, in cui abbiamo visitato Senato, Quirinale e Vaticano. Un viaggio interessante, che ha confermato alcune impressioni che avevo e ne ha formate altre.
Butterò giù qualche spunto, perché una cronaca puntuale sarebbe troppo lunga. Intanto grazie a chi è stato con me e a chi ha organizzato. So che sembrano appunti sparsi, ma seguo l'ordine cronologico per aiutare la memoria.

L'incontro con Mons. Angelo Casile, Direttore Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI è stato per alcuni versi sorprendente: mons. Casile ha parlato della salvaguardia del Creato (o "custodia", come lui preferisce) e della Dottrina sociale della Chiesa, ricordando che bisogna essere prudenti nell'interpretarla correttamente, e che l'interpretazione va lasciata secondo lui primariamente ai sacerdoti - sollevando con ciò più d'una perplessità fra noi astanti...
Come esempio ha portato la campagna sull'acqua: ha detto che a molti piaceva citare il passo che dice che "
l'acqua è stata sempre considerata come un bene pubblico" (numero 485). E' vero, ma intanto - ha detto mons. Casile - "bene pubblico" è diverso da "bene comune", inoltre bisogna proseguire nella lettura: la frase continua con "caratteristica che va mantenuta qualora la gestione venga affidata al settore privato", ipotesi che quindi non è esclusa. Anche mons. Sigalini in un altro incontro ha detto che trovava eccessiva la campagna per cui sembrava addirittura che chi avesse votato NO non era un buon cristiano. Posizioni sui referendum che hanno stupito: Bagnasco sembrava aver detto cose diverse.
Comunque il senso dell'incontro è stato il lavoro di cesello che deve fare chi sta in CEI per non farsi tirare per la tonaca - cosa che comunque avviene regolarmente.

Sulla partecipazione alla seduta del Senato, per noi che abbiamo partecipato al primo turno di visita una sensazione ambivalente: emozione per l'aura del palazzo e dell'aula, importante e austera; fastidio per il comportamento dei senatori, interessati a farsi molto i fatti loro con cellulari, saluti reciproci, chiacchiere, giornali e I-pad invece che ascoltare i relatori. La presidente Bonino la pensava come noi, infatti dopo numerose scampanellate di richiamo per il rumore che impediva di sentire bene anche chi parlava al microfono ha sospeso la seduta. Chi ha assistito ai lavori dopo la sospensione ha riportato di un clima più ordinato.

Sulla visita alla Fondazione bene comune segnalo il sito e soprattutto la ricca rivista on-line.

La visita al Quirinale è stata affascinante per la bellezza del palazzo. Magnifico, davvero. Credo ora a quello che ho letto riguardo al fatto che sia la Presidenza più bella del mondo.

L'incontro con Mons. Vincenzo Zani, Sottosegretario della Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica, ha dato l'idea della imponenza necessaria nel trattare anche la parte organizzativa della struttura ecclesiale, che in questo caso supervisiona le scuole cattoliche, le università e i seminari. Ci si è chiesti fra di noi se una struttura così richieda per forza tutta questa gente (e la risposta, per lavorare su cinque continenti, è probabilmente sì) e se sia necessario che siano tutti preti...
En passant, nell'uscire dall'aula della Congregazione abbiamo notato appoggiati su una mensola due opuscoli in inglese, uno sull'importanza della valutazione psicologica dei candidati e uno sul modo di trattare i casi di omosessualità in seminario (o era tra i preti?). La questione è sentita anche in Vaticano, evidentemente.

Con S.E. Card. Giovanni Battista Re abbiamo visitato i bei Giardini Vaticani fino alla sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Il cardinale ci ha lasciato le tre regole d'oro del politico:



  • onestà intellettuale;


  • dirittura morale;


  • spirito di servizio.


Infine, l'incontro con Mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana. Qui c'è molto da dire...
Mons. Sigalini ha sostenuto l'importanza della coscienza: del mettersi cioè direttamente di fronte a Dio e rispondere sinceramente a lui. Ha parlato di ciò partendo da Berlusconi: ha detto che non trova giusto che tutti si aspettino (o si aspettassero) dalla CEI la spinta per far cadere il premier. Intanto perché, ha detto, "noi non dobbiamo far cadere nessuno", inoltre perché chi sono loro per giudicare Berlusconi come un peccatore, in base solo a quel che si dice? Ha detto di non essere nella testa né nella coscienza di Berlusconi, e di non sentirsela di condannare o formulare giudizi, non sapendo cosa passa per la sua testa e quali motivi può avere. Se fosse il suo confessore, potrebbe dirgli eventualmente "sei un peccatore", ma dall'esterno non ha alcun titolo di farlo: saranno fatti tra Berlusconi ed, eventualmente, il Signore e/o il suo confessore, se ne ha uno.
Allora il discorso si è allargato a quei cristiani che si aspettano parole di direzione precisa dai Vescovi anche in politica, e mons. Sigalini ha detto che alla Chiesa spetta di enunciare dei principi, poi i cristiani devono usare discernimento per fare le scelte pratiche, non possono aspettarsi che la Chiesa gli dica per chi votare o come votare togliendo loro le castagne dal fuoco. Ha condito questa idea con alcuni esempi concreti, toccando anche - come dicevo sopra - i referendum.
Ha sostenuto che seguire la propria coscienza sia la cosa più importante, e che preferisce sbagliare perché ha seguito la propria coscienza piuttosto che perché ubbidisce a degli ordini, citando come esempio di uomo coscienzioso in questo senso don Milani.
A chi gli ha obiettato che la coscienza potrebbe essere una cosa un po' troppo individualistica per affidarvisi completamente, ha ribattuto che la misura della coscienza è la verità. Aggiungendo poi "e siamo al punto di prima", anche se questo è vero solo dal punto di vista pratico, nella difficoltà del discernimento, perché in realtà il cristiano sa che la verità è una. Ecco quindi che la coscienza, se è davanti a Dio e non solo quello che si ha nella testa, si deve uniformare alla Verità, con ovviamente il rischio di compiere degli errori perché siamo umani.
Davvero una prospettiva interessante, come interessante è stata un'altra osservazione sui politici cattolici, che dopo l'eventuale elezione - specie nei comuni, o meglio nelle parrocchie - sono poi lasciati a sé stessi quando non trattati come appestati, quasi esclusi dall vita comunitaria.

martedì 14 giugno 2011

Referendum - Esito

Esito per me sorprendente per i quattro referendum, non davo per scontato che il quorum fosse raggiunto, men che meno che si raggiungesse il sì con la maggioranza assoluta degli aventi diritto (!!!) e non solo dei votanti.

Secondo me ha ragione Bersani: il risultato è politico. Lo dico perché il risultato sui quattro referendum è stato pressochè identico sia per quanto riguarda i votanti (54.8%) sia per quanto riguarda i sì (dal 94.1% al 95.8%, meno di 2 punti di escursione massima). Questo nonostante si trattasse di quesiti molto diversi tra loro. Credo che sia statisticamente improbabile che la gente, esaminando un quesito alla volta, abbia sempre lo stesso orientamento su tutti e quattro, quindi vuol dire che la maggioranza ha votato quattro sì indipendentemente dal quesito, con l'intenzione evidente di punire il governo e sostenere i promotori.

Quanto alle polemiche sugli annunci di Maroni e Berlusconi a urne aperte, non ne farei una tragedia. Credo anzi che in una situazione in cui il quorum conta, non bisognerebbe nemmeno rendere noti i rilevamenti sull'affluenza: in questo caso sarebbe un po' come dare i dati parziali del sì e del no, visto che l'astensione è una legittima "terza posizione". 

lunedì 13 giugno 2011

Gran Gran Premio

Bellissimo GP del Canada ieri sera. Grande Button, ma anche nonno Schumacher si è fatto intendere sotto l'acqua e sul misto. 
Non c'è che dire, l'idea dell'ala mobile ha creato più sorpassi in F1, anche se soprattutto favorisce le macchine più forti, che passano le più deboli "in tromba". Senza l'ala mobile ieri Schumacher sarebbe stato un osso ben più duro da superare...
Alonso senza grosse colpe, quello con Button era un incidente di gara, poi si è addirittura fermato in bilico...
Stavolta anche Hamilton senza colpa, sullo scontro con Button ha influito la visibilità. Forse l'unico errore è stato scegliere il lato per il sorpasso: forse sapendo che la traiettoria stringe a sinistra poteva cercare di passare a destra. Ha fatto una manovra "da asciutto". Mi ha ricordato Visconti nella volata con Ulissi, al Giro d'Italia.
Massa mediocre, come da suo livello: stare dietro a Kobayashi per tutto quel tempo è indegno di una Ferrari.

venerdì 10 giugno 2011

Referendum - Schede 1 e 2

Schede 1 e 2, sull'acqua (e non solo).
Queste sono secondo me quelle più complicate.

Il primo quesito chiede di abrogare una serie di norme che non riguardano solo l'acqua ma tutti i servizi pubblici. Queste norme impongono una sorta di corsia preferenziale per il privato nella gestione di questi servizi. In particolare:



  • se il Comune affronta una gara ad evidenza pubblica, il servizio viene assegnato ovviamente a chi vince la gara, a cui possono partecipare soggetti privati, misti pubblico-privato e anche pubblici;


  • se il Comune sceglie di non fare una gara ad evidenza pubblica, l'azienda (di solito municipalizzata) deve cedere una quota di almeno il 40% ai privati. Questa quota cresce ad almeno il 60% per le aziende quotate in Borsa.


Sul fatto che alla gara possano partecipare anche soggetti completamente pubblici ci sono dubbi. Giovedì sera all'incontro organizzato dall'Interassociativo si sosteneva di no, che ci debba comunque essere il 40% di privato. Qui (nel primo commento è detto esplicitamente), qui e nella solita guida si dice invece di sì.
Per non saper né leggere né scrivere, riporto la norma che si vorrebbe abrogare (art. 15 legge 166/2009, in modifica all'articolo 2 della 133/2008):



  • Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria:


  • a)   a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità;


  • b)   a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l’attribuzione di specifici compiti operativi connessi  alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento.


Per come la leggo io, mi sembra chiaro che l'obbligo di privato al 40% (che tra l'altro comunque è minoritario: sceglierà il Comune se vuole farlo diventare maggioritario vendendo più quote, ma non c'è l'obbligo) esiste solo se non si fa la gara.
Quindi le società pubbliche hanno la possibilità di mantenere il controllo partecipando alle gare e vincendole, favorite dal fatto che non hanno fini speculativi e quindi possono tenere tariffe più basse (e favorite dal fatto che chi scrive il bando di gara è il Comune...). I privati, in teoria, possono competere solo promettendo maggiore efficienza o minori costi (la qual cosa può anche non essere un bene).
Tra l'altro, anche se la mia non fosse un'interpretazione corretta, la legge prevede comunque che alla prima gara possano comunque partecipare le aziende uscenti, in ogni condizione (quindi anche completamente pubbliche). L'assegnazione di un bando come i servizi idrici (e tutti gli altri servizi pubblici, rammentiamolo!) non può avere durate brevi: a me piacerebbero 5 anni, ma non sarà meno di 10, in alcuni casi anche 20 anni, perciò per almeno 10 anni la situazione può comunque restare com'è, e nel frattempo ne passa di acqua sotto i ponti e di leggi in Parlamento...
Senza contare che in casi particolari si può richiedere una deroga e mantenere la gestione pubblica al 100% senza passare dalla gara.

Non trovo quindi motivi evidenti per abrogare questa legge: la legislazione precedente, del 1994, dà comunque la possibilità ai Comuni di ricorrere ai privati, ma senza obblighi né di gare né di compartecipazione. In 17 anni questa opzione è stata esercitata solo nel 3% dei casi. Perché? Il sospetto è che non ci si voglia privare di utili carrozzoni che garantiscono alla politica posti da occupare e da promettere. Inoltre, un ingresso dei privati porta inevitabilmente - questo dobbiamo dircelo - a un aumento delle tariffe, visto che le spese non possono essere coperte con altri introiti (leggi: tasse), e quindi si rischia l'impopolarità.

Ma allora perché affidare l'acqua al privato?
Intendiamoci: ho ben chiaro il concetto di "bene comune" e anche qui non mi nascondo dietro un dito: è vero che la proprietà resta pubblica, ma la gestione privata abdica un po' a questo concetto. Se fossimo in Africa, senza strutture di controllo e in penuria d'acqua, non esiterei a votare SI' e a oppormi a queste leggi. Ma siamo in Italia: credo che ci possano essere delle garanzie sufficienti di controlli incrociati per evitare le speculazioni più grossolane e i rischi connessi.
Penso che se il pubblico avesse lavorato bene non ci porremmo nemmeno il problema, ma siamo soddisfatti della gestione pubblica? Io no: abbiamo acquedotti che fanno letteralmente acqua da tutte le parti. Le statistiche ISTAT dicono che per 100 litri di acqua immessa nella rete ne arrivano a destinazione solo 53, con picchi negativi in Puglia (dispersione all'87%) e Sardegna (85%). Secondo me questo è un problema grave, e non mi sento di dire, come Mario Tozzi nell'articolo che ho citato anche ieri, che sostanzialmente non fa nulla. Mi sembra una posizione diseducativa da parte di un ecologista, che dovrebbe aborrire gli sprechi. E' vero che l'acqua dispersa comunque rientra in circolo, ma estrarla, depurarla, distribuirla ha avuto un costo: chi paga?
Ebbene, per sistemare la rete idrica servono investimenti: si sentono numeri di ogni genere, ma sempre sopra i 60 miliardi di euro. Il pubblico non li può mettere, non li ha. Il privato, tanti privati nelle varie ATO, potrebbero fare la loro parte.
Altro esempio: una parte delle perdite, così alte nel Mezzogiorno (altro che colpa dell'agricoltura, come dice Tozzi! Le regioni agricole sono quelle a dispersione più bassa), sono dovute ad allacciamenti abusivi alla rete. Il pubblico ha interesse a farseli pagare? Sì, tanto interesse quanto ad andare ad abbattere le case abusive: si perdono voti. Il privato avrebbe l'interesse senza nulla da perdere.
Quindi se si vuole far entrare un po' di privato bisogna dargli una spintarella legislativa, perché con la legislazione previgente i gestori non avrebbero interesse a rinunciare alla loro posizione.

Si dice: ma dove c'è il privato aumentano le tariffe, anche di molto! Anche qui bisogna guardare dentro le cifre: una parte delle tariffe crescono perché il privato per coprire i costi deve usare solo la tariffa, mentre il pubblico spesso ne copre una parte con la fiscalità generale (cfr. questa spiegazione, al punto "Con i privati acqua più cara?"), pur di tenere bassa la bolletta. Questo non è giusto, perché chi le tasse le evade in pratica si trova l'acqua gratis. Non è più equo pagare al consumo? Tanto più che anch'io - al pari di questa interessante posizione - da anni penso che il prezzo dell'acqua abbia la possibilità di aumentare. Ci sarà un motivo per cui, sempre secondo i dati ISTAT, consumiamo l'8% di acqua pro capite in più rispetto alla media europea.
 
Il tema dei costi introduce il secondo quesito: questo vuole eliminare "l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Qui è chiaro: attualmente il modello di calcolo delle tariffe è impostato su un 7% di guadagno forfettario, si chiede di portare questo guadagno a 0.
Su questo punto ci sono valutazioni contrastanti. Da una parte, il 7% slegato da alcun obbligo di investimento è un rendimento garantito alto, troppo alto. D'altra parte, se uno fa invece investimenti (a questo dovrebbe servire la quota di pubblico nelle società miste, a stimolare gli investimenti...) deve poter pagare gli interessi sui mutui, e a questo serve un guadagno. E questo vale anche per il pubblico. Però il 7% è più dei bond portoghesi... ma senza guadagno il privato non entrerà mai, e via discorrendo.

Il problema dei referendum come istituto è che questo brano della legge andrebbe solamente corretto (abbassando il 7%, o vincolandolo agli investimenti), mentre il referendum chiede praticamente: o 7% o nulla.

Ecco che la mia posizione personale si fa articolata: voterò un NO e un SI'.
Il NO va al primo quesito: sono favorevole a favorire l'ingresso dei privati nell'acqua (e - non dimentichiamolo - negli altri servizi!), senza escludere per forza il pubblico. Il SI' va al secondo quesito: il 7% mi sembra obiettivamente troppo. Questa posizione è da leggere in coppia: non voto SI' al secondo quesito per escludere i privati, cosa che dimostro votando NO al primo, ma per stimolare a cambiare la legge.

Potrei anche votare all'inverso, SI' al primo e NO al secondo, lasciando quindi il profitto per attrarre privati e imponendo una gara secondo le norme europee, che entrerebbero in vigore con la vittoria del primo referendum. Però in questo modo mi terrei una gara non obbligatoria, e come ho già detto non credo che i concessionari attuali mollerebbero l'osso...

Referendum - scheda 3

Scheda 3, quella sul nucleare.
O comunque così è stata presentata...
In realtà con tutti i pastrocchi che sono successi - prima il decreto sospensivo, poi le modifiche della Corte Costituzionale - non si capisce più bene come si dovrebbe votare. Qui c'è la citazione esplicita di ciò che è diventato il quesito e di quello che vuole abrogare: si chiede di eliminare la moratoria sulle centrali e di non procedere con l'approvazione di un Piano energetico nazionale.

Credo che per questo referendum non ritirerò la scheda. Non lo farò per due ordini di motivi.
Il primo è quello che ho appena detto: il quesito è diventato un pastrocchio scritto male. Non credo che vietare l'approvazione di un Piano energetico nazionale entro un anno possa portare nulla di positivo: solo un anno di ritardo per qualsiasi cosa, compresi eventuali progetti sulle fonti rinnovabili. E credo che abrogare la moratoria sulle centrali non abbia alcun senso: il testo del referendum dice proprio così. Mi sembra che stavolta la Corte Costituzionale abbia fatto una forzatura.
Ma possiamo anche non considerare il testo effettivo, ma solo il significato "politico" che è stato dato a questo quesito lungo tutta la campagna: nucleare sì, nucleare no. Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che se vincerà il SI' il senso percepito sarà quello di un rifiuto al nucleare, e quindi chi governerà a questo dovrà attenersi, anche se la lettera del quesito in realtà non lo vieterebbe.

E qui siamo al secondo motivo: valutiamo i pro e i contro del nucleare. In questi mesi ho cercato di informarmi, ma non si riesce ad avere una parola definitiva da nessuno. Per esempio, Mario Tozzi dice che il nucleare costa più dell'eolico, qui invece si dice il contrario. Ed è così per tutte le cose: qualcuno dice che il petrolio sta per finire e l'uranio anche, qualcuno dice che non è vero; qualcuno dice che le rinnovabili sarebbero sufficienti a coprire il fabbisogno, qualcun altro no, qualcun altro ancora sì ma impiantando decine di migliaia di pale eoliche che deturpano il paesaggio...
Insomma, non vi sono certezze. E quindi mi sembra un argomento su cui è sensato delegare a degli specialisti, e alla politica che li deve consultare. Il referendum non mi pare il mezzo migliore.
Per questo secondo motivo potrei anche andare a votare scheda bianca, come ho già fatto per un altro referendum. Mettendo però assieme anche il primo motivo (il fatto che è un referendum pasticciato) credo che non voterò proprio.

Tra l'altro mi sembra stupido, proprio perché c'è bisogno di studiare, rinunciare alla ricerca, come potrebbe succedere con un SI' (anche se il quesito non lo prevede esplicitamente).
Comunque, se dovessi proprio votare, voterei NO: credo che verosimilmente possa essere utile avere un bouquet di fonti che comprenda anche il nucleare, che non è in concorrenza con le fonti rinnovabili (visto che anche il nucleare è esauribile), ma con gli idrocarburi. Più o meno sarei d'accordo con le posizioni qui e qui.

martedì 7 giugno 2011

Impressioni di inizio giugno

Impressioni sparse dal primo Consiglio Comunale, almeno per la parte che ho visto, fino alle 11.
Seduta a metà tra l'ecumenico "volemose bene", "collaboriamo", "siamo costruttivi" e gli strascichi appena sopiti della campagna elettorale.

Cominciamo con l'opposizione. Si vedono chiaramente le macerie della sconfitta.
La Giudici prova a spiegare che lei non ha litigato con la Lega ma solo con Prandelli. Intanto però Lega e Pdl fanno due gruppi consiliari distinti e sul programma quinquennale votano diversamente (Pdl astenuto, Lega contraria).
Abrami mostra una notevole faccia tosta invitando la giunta a diminuirsi lo stipendio e magnificando quante belle cose si potrebbero fare con quelle decine di migliaia di euro di risparmio. Poli ben gli risponde che lui a proposte simili ha sempre votato contro. Poi Abrami auspica di non vedere più scene come quelle della lettera pre-elettorale di Sarnico ai richiedenti modifiche al Pgt. Anch'io auspico lo stesso, è stata una vera caduta di stile. Dalla maggioranza però gli rinfacciano i volantini anonimi contro Incontro, e anche su quello hanno ragione da vendere.
Chiappa mostra quanto sta rosicando chiedendo di impedire gli applausi del pubblico, a prevalenza di tifo a sinistra. Tecnicamente, a termini di regolamento, ha anche ragione, ma così si dà solo soddisfazione agli avversari vincenti. Certo, per cortesia istituzionale, si poteva anche fare un richiamo almeno a Pigoli, che si è fatto prendere la mano con un applauso ironico. Il rispetto non è mai abbastanza.

La maggioranza. Distribuire incarichi non deve essere stato indolore, visto anche il rinvio del primo Consiglio. Alla fine è rimasta senza un posto solo Chiara Raza. Per lei, bibliotecaria di professione, potrà esserci un posto alla presidenza della Biblioteca? La prassi vuole che lì vada un non eletto, e i rumors danno Giorgia Boragini per candidata principale. Ma il suo nuovo impegno in Ospitaletto.org potrebbe toglierle tempo... Vedremo.
Ondei vicesindaco è forse una nomina inattesa, e sicuramente non indolore. Ondei stesso, uomo spinto da anni da Garza, si è prodotto nel momento più divertente della serata, quando si è detto "felice ed onorato di essere il vicesindaco di Gianbattista Garza". Lapsus freudiano...
Poli, sempre piacevole nella sua dialettica, dopo aver ribattuto ad Abrami si è intestato il merito di aver inventato la sagra di S. Giacomo e ha annunciato la prima realizzazione della giunta, mentre Sarnico lo osservava divertito: una gara di briscola per il Patrono, con preimo il Giacomino d'oro (sic). Poli ha anche messo le mani avanti, "avvisando" che lo scempio che continuerà in paese è colpa di Prandelli e delle cose già deliberate (edificazioni vicino all'autostrada, in cambio della piscina eccetera). Questo è vero, anche se forse avendo un Pgt da approvare qualcosa si può correggere. Comunque è la stessa giustificazione addotta a suo tempo da Prandelli nel primo mandato, quando diceva che non c'era una gru in paese che avesse elevato lui (erano tutte di Pasini). Come cambiano i tempi... Poli ha poi concluso dicendo che questa legge secondo lui è "antidemocratica", perché più di metà cittadini o non sono rappresentati o sono "ghettizzati" nei cinque banchi dell'opposizione.
Bordonaro, novello Tremonti, ha anch'egli messo le mani avanti imputando alla vecchia amministrazione alcune "sorprese" nel bilancio (che gli compete) e spiegando che non c'è trippa per gatti (oltre che il ritocco ai compensi della giunta arriverà). Sarnico, a contrappunto, conferma i "milioni di debiti". Come avevo scritto qualche post fa, toccherà fare le nozze con i fichi secchi.
Pigoli ha rifatto la scenetta del "premier operaio" dicendo di essere un "consigliere con l'elmetto". E' intervenuto più volte, anche ribattendo ad Abrami, si vede l'entusiasmo di essere lì e il temperamento focoso. Sarà un'altra bella presenza in Consiglio, secondo me dovrà imparare a lasciar passare certe cose veniali senza puntualizzare anche se ha ragione, tanto più sedendo nei banchi di maggioranza.
Nelle parole di Burato, capogruppo di maggioranza, si è sentito tutto il peso dei suoi due mandati di opposizione. Ha detto che alcune volte negli anni precedenti si sono sentiti "umiliati" in Consiglio e che Prandelli è l'unico sindaco che non ha "passato le chiavi" all'entrante. Prandelli ieri sera è stato avvistato in piazza a bere il caffè, credo che la sua nausea delle questioni di Ospitaletto sia sincera e non dipendente da Sarnico e che semmai volesse evitare la Giudici, non la nuova maggioranza.
Reboldi è destinato alla presidenza del Consiglio comunale. Ha fatto un intervento molto obamiano (il cambiamento è arrivato, un paese in cui saranno tutti più felici) e rivendicato la scelta di garanzia di re-istituire la figura del presidente del Consiglio (ehi, avrà lo stesso titolo di Berlusconi!) come separazione dei poteri esecutivo e legislativo.
Secondo me è una figura inutile: se si vuol far rispettare il regolamento, lo può fare anche il Sindaco, se lo si vuol scavalcare, lo può fare anche Reboldi. Prandelli al suo primo mandato aveva scelto come presidente Sarnico, dall'opposizione, scelta veramente di "garanzia" ma non funzionò. Tra l'altro anche l'ultimo Pasini litigò molto con l'allora presidente del Consiglio Bordonaro: speriamo che stavolta vada meglio... per conto mio basta che la figura non comporti un aggravio di cassa.
Comunque, secondo me il potere esecutivo in Comune è della giunta, quello legislativo è (sarebbe) del Consiglio, quindi per separarli bisognerebbe avere degli assessori che non siano consiglieri, la figura del presidente c'entra poco.
Infine, Antonini è stato combattivo e pugnace con riguardo alla campagna elettorale, quando fu attaccato personalmente dalla Lega. Mi sono perso l'ultimo giornalino leghista, quindinon conosco i fatti nel dettaglio.

In ogni caso, buon lavoro a tutti, maggioranza e opposizione.
La maggioranza avrà le sue gatte da pelare con i pochi soldi e - secondo me - i molti galli nel pollaio, ma anche l'opposizione avrà le sue difficoltà: sempre secondo me, con quattro consiglieri su cinque della vecchia amministrazione, non sarà facile costruire qualcosa di nuovo senza rancori, ora che non c'è più il collante del dovere amministrare (o, detto brutalmente, del potere). Vedremo la Lega andare sempre più da sola?

lunedì 6 giugno 2011

Referendum - scheda 4

La campagna referendaria in corso mi sta interessando parecchio, ma anche confondendo alquanto. Sto cercando di informarmi qua e là sulla rete, con esiti discordanti. Scriverò qualcosa e metterò insieme qualche link, per cercare di chiarirmi le idee.

Cominciamo con un link: questa utilissima Guida ai referendum è la cosa più chiara ed (abbastanza) oggettiva che sono riuscito a trovare, corredata anche da molti commenti che mi sembrano - nelle discussioni varie tra le diverse posizioni - confermare sostanzialmente che non c'è scritto nulla di particolarmente errato.
Se interessa, se qualcuno vuole valutare se lo scritto è di parte, lo stesso autore oggi scrive questo post in cui esplicita le sue posizioni. A difesa di Costa, la lettura della sua guida mi sta portando verso conclusioni in parte diverse dalle sue, cosa che depone a favore dell'imparzialità della sua spiegazione.

Comunque, cominciamo con il quarto quesito, quello sul legittimo impedimento. Qui ho ben chiaro che voterò SI'.
Io non sono contrario a priori a uno scudo per il Presidente del Consiglio. Io però non l'avrei fatto, e qui mi si dà il potere di non farlo, qui mi si chiede di abrogare quello scudo, così come è scritto, ed è stato scritto con in calce il nome di Silvio Berlusconi. Non posso fare finta di non sapere che questa è un legge ad personam, ed io sono contrario alle leggi ad personam. Tutte, per chiunque siano.
Poi, appena finita la legislatura, sarò il primo a propugnare un'immunità per il Presidente del Consiglio, ma affinché si tratti di uno scudo al di sopra di ogni sospetto, motivato dalla separazione dei poteri, dovrà essere istituito in un ambiente meno avvelenato. Quindi: lo scudo è ammissibile, non griderò al golpe se rimarrà in vigore fino a ottobre, ma se devo decidere io non trovo opportuno farlo in questa condizione di conflitto personale. E in questo caso devo proprio decidere io, personalmente.

domenica 5 giugno 2011

Ballottaggi

Sì, lo so che sono sempre in ritardo... troppo da fare...

Sono contento per Pisapia. Ha vinto perché si è verificata una convergenza di tre fatti insieme:
- la Moratti non ha costruito popolarità in 5 anni;
- Berlusconi e la Moratti hanno sbagliato completamente campagna elettorale;
- Pisapia non ha fatto nemmeno mezzo passo falso.
Credo che bastasse cambiare anche una sola di queste condizioni per far vincere la Moratti.
Sono comunque felice per Pisapia che ha fatto una campagna "ideale", non solo senza farsi trascinare nel dibattito più becero, ma anche senza farsi trascinare a sinistra o al centro dalla sua stessa coalizione. Sono curioso di vedere come governerà.

Non sono felice invece dell'elezione di De Magistris. Lo considero un populista demagogo più populista e demagogico del suo (ex?) mentore Di Pietro, e mi preoccupa il fatto che, non avendo proposto apparentamenti, la sua squadra sarà praticamente tutta dell'Idv, un partito verticistico che ha già dimostrato (Di Girolamo, Scilipoti, Razzi) di avere grossi problemi nella selezione della classe dirigente, specialmente in Campania.

Comunque, buon lavoro a tutti!