venerdì 30 settembre 2011

L'Evento Kobe

Pare concretizzarsi l'arrivo a Bologna di Kobe Bryant.
Io mi unisco al coro degli entusiasti. C'è chi ha da ridire sulla sportività dell'operazione: un giocatore che viene solo per soldi, che vince da solo e poi dopo un mese lascia la squadra da ricostruire, un campionato falsato eccetera.
Sì, ci può essere del vero in tutto questo. Ma qui è l'evento che conta. Non dico nemmeno il business, lo show, ma proprio l'evento. Avere il più grande giocatore di basket del mondo in attività nel campionato italiano, nella cornice più degna - Basket City - è un evento.

Per Sabatini sarà marketing, può essere che alla fine ci guadagni pure, e allora tanto di cappello all'imprenditore che sa rischiare. Non sottovaluterei nemmeno l'aspetto sportivo, in realtà: una Virtus che gioca tutte le prime partite in palazzetti capienti significa anche molte trasferte difficili (Milano, Treviso, Pesaro, Roma, Siena), e magari tra queste ne vince 5-6 perché c'è Bryant. Poi nel resto del girone d'andata - senza Bryant - rimangono i turni più abbordabili...

Ma per il basket italiano è un evento. Al di là di pochi come Hackett, sulle cui polemiche non vale la pena di spendere parole (specie sulle minacce), ci saranno avversari pronti a chiedere l'autografo a fine gara, e tra chi non avrà la fortuna di incontrarlo per motivi di calendario saranno più quelli rammaricati che quelli sollevati.

Credo che il termine di paragone possa essere il Dream Team a Barcellona: un evento, che fece passare in secondo piano l'aspetto sportivo. Persino nel torneo più importante. Un evento di costume, ricordato negli anni a venire.
Un evento possibile solo per il legame d'infanzia tra Kobe e l'Italia (altrimenti sarebbe finito in qualche altro campionato). Un'occasione da non perdere: bisognerebbe fare ponti d'oro a Sabatini.

Aggiornamento: apprendo nello scrivere che ci sarebbero problemi con il calendario. Vale ancora di più quanto ho detto: spero che non ci siano scherzi da parte di qualche società miope.

giovedì 29 settembre 2011

Cento di questi giorni!

Oggi è (stato) il compleanno dell'Oratorio di Ospitaletto, inaugurato il 29 settembre 1991. Vent'anni...
Visitando la mostra dedicata, ho sentito la gioia per la festa e anche l'orgoglio di aver dato il mio contributo a far vivere la struttura negli ultimi 14 anni. Grazie a tutti quelli che hanno contribuito con me, specialmente i tre curati di questi vent'anni!

lunedì 26 settembre 2011

RIP

Si è spento Sergio Bonelli.
Chi ama il fumetto, come me, sa dell'importanza della sua figura. Insieme a suo padre (davvero insieme, non "dopo" suo padre) ha inventato il fumetto come lo conosciamo in Italia, per personaggi (Tex, Zagor, Dylan Dog, Martin Mystère, Nathan Never e mille altri), per formato (l'albo bonelliano), per industria.
Rubo un commento che ho letto:
"La fantasia non muore mai, ma è triste quando ci lascia chi ci aiuta ad usarla".
Grazie di tutto.

Buon lavoro a chi resta, in quest'epoca in cui i fumetti guadagnano dignità in termini di considerazione, ma paradossalmente diventano sempre meno "popolari", come tirature, per via dei costi e della concorrenza. Speriamo che il fumetto non si chiuda nelle librerie ma riesca a rimanere in edicola, e se c'è qualcuno che ce la può fare è la Sergio Bonelli Editore.

martedì 20 settembre 2011

I gerarchi avevano più dignità

Da più parti si fa notare la similitudine del momento attuale con una specie di 24 luglio: l'attesa di una capitolazione del "regime", il cui capo si è ormai cacciato in un vicolo cieco e a cui non crede più nessuno.

Però quel 24 luglio qualcuno dei gerarchi ebbe la dignità (o il coraggio) di scrivere un ordine del giorno in cui si chiedeva a Mussolini di fare un passo indietro, e il 25 luglio qualcun altro votò quell'ordine del giorno.
Non so se fosse per presa di coscienza della situazione ormai deteriorata, per paura, per l'illusoria speranza di potersela cavare. Ma lo fecero.

Oggi stiamo aspettando qualcuno che possa far cadere il governo con l'arma della politica, non con l'arma giudiziaria. Qualcuno che abbia il coraggio di farlo cadere dall'interno della maggioranza.
Un'operazione che avrebbe anche un bel tornaconto per chi la compisse: ieri sera mio padre diceva: "Non si rendono conto che se vanno al 2013 con Berlusconi sono tutti sepolti, se lo mollano rischiano di vincere le elezioni". Analisi semplicistica nella sua seconda metà: se si votasse subito, nessuno del Pdl potrebbe cavarsela. Si andrebbe all'alternanza naturale, pur con una proposta non convincente a sinistra. Ma se invece le elezioni non fossero subito, magari con un governo Pisanu, con una parte del Pdl, l'Udc e il PD, il centrodestra avrebbe il tempo di riorganizzarsi. E magari qualcuno potrebbe anche non "morire" politicamente con Silvio. Già nel 1994 il vuoto lasciato dalla DC fu riempito, e le elezioni le vinse chi aveva riempito quel vuoto. Perché non dovrebbe essere lo stesso ora? L'Italia - resto convinto - è tendenzialmente di centrodestra.
D'altra parte non ci vuole un indovino per avere la riprova di ciò che scrivo: basta osservare che Fini, e ancor più Casini - che si è sganciato prima - hanno molte più probabilità di avere un futuro politico che non Cicchitto e lo stesso Alfano. Ad oggi, al netto dell'ipotesi Montezemolo, chi ha più da guadagnare dall'evaporazione del Pdl è proprio Casini.

Ormai la manovra è approvata, il suo compito urgente - bene o male - il Parlamento l'ha svolto, ora sarebbe il caso di staccare la spina. L'unico che avrebbe da perdere è Berlusconi, condannato a una specie di piazzale Loreto giudiziario. Ma forse anche per lui è meglio una exit strategy ora che un'incognita nel 2013.

Si attende qualcuno che abbia almeno il sussulto di dignità di un Dino Grandi. Smettiamo di essere lo "zimbello internazionale", come ha detto oggi la Marcegaglia, con felice sintesi (cercavo un'espressione del genere, ma non riuscivo a trovarla). Le occasioni - e i voti di fiducia - non mancheranno.

giovedì 15 settembre 2011

Pessimismo e fastidio

Siamo messi male.

Siamo proprio messi male, con un governo debole, che non ha le palle nè per affrontare la situazione nè per andare a casa. Schiavo del consenso da rincorrere alla disperata, in quest'emorragia di voti. Schiavo dei guai giudiziari del premier, per il quale tutti i nodi di un comportamento irresponsabile degli ultimi anni stanno venendo a galla.
Un premier screditato internazionalmente, che finisce persino su Playboy America.
Siamo messi male, con dei giudici che non sanno più quale appiglio scegliere (dei molti serviti su un piatto d'argento...) per incastrare Berlusconi: la novità di oggi, la richiesta di processo per le intercettazioni illegali del caso Unipol, arriva con malcelato tempismo su una vicenda vecchia e ritrita.

E non vedo proprio come potremmo uscirne. Di elezioni fino al 2013 non se ne parla, ormai chi governa deve tenere in piedi la legislatura per salvarsi il fondoschiena.
Tra l'altro eventuali governi tecnici richiederebbero comunque un consenso politico in Parlamento (una maggioranza devono pure averla). Chi può fornirlo? Le opposizioni, che però hanno tutto l'interesse a non perdere consenso sostenendo misure impopolari, che pure sarebbero necessarie.
Andare a elezioni sarebbe comunque meglio. Ma poi? Non credo che il centrosinistra abbia le soluzioni che servono a questo Paese, specie in una situazione di impoverimento generale, in cui la crisi morde e le tasse sono già a livelli di guardia. E questo temo che sarà vero anche nel 2013.

Possiamo aspettare un altro salvatore della Patria? Come nel 1994? Un Montezemolo? Potrei dare atto che l'entusiasmo di un neofita, che vede bene quali sarebbero le cose da fare, potrebbe portare ad agire realizzando qualcuna delle buone intenzioni. Ma è la stessa speranza del 1994, e la scottatura è forte e brucia ancora.

Io spero solo di non dovermi sorbire anche nel 2013 le stesse facce che ci sono ora. Nessuno dei pezzi grossi. Tutti portano comunque una parte della colpa. Via Berlusconi, ma con lui tutti i cortigiani. Via Bersani, D'Alema, Veltroni. Via anche chi porta semplicemente la colpa di non aver saputo mettere un argine, come i Pisanu o i Casini o i Fini. Vorrei vedere solo facce nuove. Anche negli stessi partiti di ora, ma solo facce nuove.
Per ora sconosciute, ahimè.

Vedremo. Una prece per l'Italia.

venerdì 9 settembre 2011

Un dono del Vescovo e di Mino

Don Mario Benedini mi ha fatto il regalo di spedire l'omelia del Vescovo per i funerali di Martinazzoli. L'ha definita "un dono del Vescovo e di Mino". E' di una bellezza folgorante, per la chiarezza limpida con cui tratteggia la figura del politico, e della politica come vocazione esigente:


  • "un politico diventa politico autentico quando impara a distinguere il bene di tutti dal bene personale e dal vantaggio della sua parte politica; e diventa politico buono quando sa scegliere ciò che è bene per il paese anche se questo va contro la convenienza personale e del suo partito."


  • "Le beatitudini non compongono un quadro sereno e idilliaco; ci collocano piuttosto nell’ambito del dramma e della possibile tragedia. La vita di Gesù e soprattutto la sua morte ne sono la dimostrazione più evidente. [...] chi agisce così non ha garanzia di riuscita mondana; al contrario deve mettere in conto che le opposizioni ci saranno e saranno dure; detto in termini cristiani: che la croce è un destino possibile e forse anche probabile. Ma sa anche che solo superando questa prova la sua coscienza esce pulita. Non è facile vivere costantemente all’altezza della propria umanità; come non è facile essere con coerenza un buon politico."


Di seguito inserisco l'intera omelia. Da leggere tutta, veramente.
Non uso il link perché ho paura che prima o poi venga cancellato. Invece queste parole debbono rimanere.

Esequie dell’on. Mino Martinazzoli
Omelia del vescovo Luciano Monari         
Chiesa Cattedrale di Brescia, 6 settembre 2011                                                                                                                         
È difficile pensare che la visione della Gerusalemme celeste con cui si chiude la rivelazione della Bibbia possa diventare un progetto politico: asciugare ogni lacrima dal volto dell’uomo, cancellare la morte per sempre, risolvere le situazioni di lutto, di lamento e di affanno è un programma troppo ampio; la politica deve accontentarsi di molto meno. E tuttavia è impossibile che un buon politico rimanga indifferente davanti a queste parole: Dio abiterà con gli uomini e gli uomini saranno suoi popoli ed Egli sarà il Dio con loro. C’è in queste parole il senso vivo della dignità dell’uomo, l’esigenza che l’uomo viva e che la sua vita sia crescita di libertà e di pienezza. Un politico vero deve sentire queste parole come un appello; non, come dicevo, un appello a realizzare il paradiso in terra; ma a desiderare il paradiso perché l’ordine, sulla terra, ne sia un segno, una prefigurazione, una preparazione. Un politico deve patire, come fossero proprie, le ingiustizie patite dagli altri; deve desiderare il bene per tutti, se vuole riuscire a fare qualcosa per qualcuno. Paolo VI insegnava che la politica è una forma esigente di amore; e intendeva dire che l’impulso sano a occuparsi di politica può nascere solo in un cuore che sappia amare, che desideri sinceramente migliorare la condizione degli altri e che, per questo obiettivo, sia disposto a pagare un prezzo personale, anche elevato; altre motivazioni sarebbero improprie e finirebbero per creare ambiguità e danni.
            In questo rito di esequie salutiamo un cristiano sincero, Mino Martinazzoli, che ha trovato la sua vocazione nell’impegno politico, che ha speso le sue energie per il bene della nostra città come sindaco e del nostro paese come ministro e come uomo di partito. Lasciando naturalmente ad altri le valutazioni sul significato e il valore della sua attività politica, vorrei ricordare la sua testimonianza sulle righe del vangelo che abbiamo ascoltato: il messaggio delle beatitudini; una parola che Martinazzoli conosceva bene, che ha mosso e illuminato la sua attività. Viene subito spontanea l’obiezione: le beatitudini sono belle, ma sono parole ideali, astratte; la concretezza della vita le uccide prima ancora che nascano; se vogliamo fare poesia, recitiamole pure; ma se intendiamo parlare di politica, ci aiuta più Machiavelli che il vangelo.
            Non mi azzardo a discutere e in ogni modo non sarebbe questa la sede. Ma voglio parlare di umanità, di un uomo degno della sua intelligenza, della sua libertà e delle sue aspirazioni; e sono convinto che questo uomo si riflette meglio nella semplicità delle beatitudini che nella tortuosità della furbizia politica. Un bambino diventa moralmente adulto quando impara a distinguere il bene dal male, ciò che è realmente bene da ciò che è solo gradevole; e diventa moralmente buono quando impara a scegliere il bene anche quando costa sacrificio, a rifiutare il male anche quando è attraente e appare gratificante. Nello stesso modo un politico diventa politico autentico quando impara a distinguere il bene di tutti dal bene personale e dal vantaggio della sua parte politica; e diventa politico buono quando sa scegliere ciò che è bene per il paese anche se questo va contro la convenienza personale e del suo partito. Che non sia cosa facile, lo si può ammettere facilmente: l’interesse personale o di gruppo, il successo personale o di gruppo possiedono una grande forza di attrazione che agisce a livello di impulsi e di sentimenti, che impedisce talvolta di vedere la realtà com’è e la deforma più o meno consapevolmente. Bisogna percorrere un cammino interiore di conversione e di purificazione per individuare tutte le ambiguità del cuore, confessarle a noi stessi con dolore e vergogna, e combatterle con decisione. Non è facile; ma nessuno ha mai detto che essere pienamente umani sia cosa facile. Bisogna passare inevitabilmente dalle beatitudini: “Beati i miti… quelli che hanno fame e sete della giustizia… i puri di cuore… gli operatori di pace…”
            Le beatitudini non compongono un quadro sereno e idilliaco; ci collocano piuttosto nell’ambito del dramma e della possibile tragedia. La vita di Gesù e soprattutto la sua morte ne sono la dimostrazione più evidente. Chi si pone nella via della mitezza – e non semplicemente perché non ha forza, ma perché sa che è cosa meschina usare la forza per prevalere su chi è debole; chi non rinuncia mai a perseguire la giustizia perchè un mondo ingiusto gli pare indegno dell’uomo; chi allontana dal suo cuore ogni doppiezza rinunciando così a irretire i semplici; chi pone la riconciliazione e la pace come valori superiori rispetto alla vittoria di parte… chi agisce così non ha garanzia di riuscita mondana; al contrario deve mettere in conto che le opposizioni ci saranno e saranno dure; detto in termini cristiani: che la croce è un destino possibile e forse anche probabile. Ma sa anche che solo superando questa prova la sua coscienza esce pulita. Non è facile vivere costantemente all’altezza della propria umanità; come non è facile essere con coerenza un buon politico. Non è facile per le conoscenze e le competenze che si debbono acquisire – la politica è un’arte complessa e raffinata; non è facile per il disinteresse che si deve creare dentro di sé – la politica mette a contatto coi soldi e col potere e finisce per costituire una continua tentazione; non è facile per la speranza che bisogna mantenere salda in mezzo alle delusioni e davanti allo spettacolo desolante dell’egoismo privato e di gruppo. Difficile, quindi; ma necessaria.
            Abbiamo parlato della città promessa da Dio, delle beatitudini che dirigono l’uomo verso questa promessa, della vocazione alta al servizio politico. Abbiamo parlato di Martinazzoli? Sono convinto di sì; ma ciascuno di voi, che lo avete conosciuto e stimato, può ritrovare nella sua memoria il segno che Martinazzoli ha lasciato e verificare questo segno sulla pagina di vangelo che abbiamo ascoltato. A me sembra che la parola di Dio, parlando dell’integrità dell’uomo, dello stile del cristiano, dell’amore come motivazione suprema di un credente abbia fatto il ritratto più bello di Martinazzoli. Non l’ho conosciuto molto. L’ho incontrato soprattutto in occasione di confronti con giovani, quando gli veniva chiesto di rendere la testimonianza di chi alla politica aveva dedicato molto di sé. Colpiva la sua schiettezza, l’ampiezza della sua cultura, la solidità delle sue riflessioni, la libertà di fronte ai luoghi comuni, ai giudizi del politically correct. Quanto a me, sono stato colpito soprattutto dal suo desiderio di coinvolgere i giovani in un cammino di impegno politico o, più ampiamente, di responsabilità sociale. Forse è questo l’aspetto in cui sentiremo maggiormente la sua mancanza. Intuiamo che siamo di fronte a mutamenti epocali; che non bastano aggiustamenti più o meno furbi; che deve cambiare il modo stesso di pensare alla convivenza umana; che dobbiamo diventare responsabili verso le generazioni future, cosa che non abbiamo certamente fatto negli ultimi decenni. C’è una sfida complessa che i giovani debbono affrontare; per questo loro, i giovani, hanno bisogno di persone credibili che li stimolino, che facciano loro intravedere la possibilità e la bellezza di una politica fatta di intelligenza, di sincerità, di coerenza, di passione per l’uomo.
            Nessuno di noi possiede tutte le risposte utili. Non sono più in commercio visioni di società perfette da comporre pezzo per pezzo. Questo tipo di certezza ci è negato. Abbiamo invece sempre più chiara la consapevolezza che un futuro degno dell’uomo potrà essere costruito solo attraverso le scelte di persone umane autentiche: sagge e non stupide; moralmente responsabili e non infantili; capaci di riflessione critica e di autocritica; appassionate del bene delle persone concrete e disponibili ai sacrifici necessari per costruire una civiltà degna dell’uomo, quella che Paolo VI chiamava: la civiltà dell’amore. 
            Celebrando le esequie la comunità cristiana vuole consegnare all’amore e alla misericordia di Cristo la vita dei suoi membri. Con fiducia e speranza grande la Chiesa bresciana affida al Signore la vita di un suo figlio, Mino Martinazzoli: unito a Cristo nel battesimo e nella cresima, nutrito continuamente col cibo dell’eucaristia e cioè con l’amore oblativo di Cristo egli ha percorso l’arco della sua esistenza terrena; ha conosciuto momenti di successo, ha conosciuto anche momenti di sofferenza e di croce. Credo di poter dire che ha cercato e ha vissuto con lealtà la sua vocazione nel servizio politico per il bene di tutti. Il Signore gli dia la ricompensa dei servi fedeli, secondo la promessa. “Udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi: d’ora in poi beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito – essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono.”
Quanto a noi, benediciamo il Signore per quanto di bello ci è stato insegnato e testimoniato. Ci viene lasciata un’eredità nobile; Dio ci conceda di conservarla e arricchirla.

mercoledì 7 settembre 2011

La Juve di Gasperini

Buffon; Bonucci, Barzagli, Chiellini; Lichtsteiner, Pirlo, Vidal, Marchisio; Krasic, Matri, Vucinic.

Ecco una formazione sensata per la Juve 2010-11, per la campagna acquisti svolta e le caratteristiche dei giocatori. Una Juve col 3-4-3, che non inventa esterni difensivi che non ci sono, che non deve scegliere tra Vidal e Marchisio a favore di un Elia meno forte di entrambi, che non butta via Krasic che avrà dei difetti ma almeno salta l'uomo, che può scalare facilmente a un 4-4-2 arretrando le ali destre, che cerca di chiudere la difesa - problema dello scorso anno - con tre centrali.
E' una Juve messa secondo uno schema che piacerebbe a Gasperini, l'allenatore che già avevo auspicato.

Invece ci siamo presi Conte con il suo 4-2-4 integralista, con una ricerca turbinosa delle ali che alla fine ha portato due scommesse (Elia e Estigarribia), con tutti i suoi difetti di relazione con i giocatori (non si può dar via Ziegler senza nemmeno provarlo avendo a sinistra solo De Ceglie e Grosso, e dando via anche Pasquato, il migliore in precampionato; non si può accantonare subito Krasic), con una squadra inadatta al suo gioco (non c'è un centrocampista interditore per affiancare Pirlo, che tra l'altro ha bisogno di essere al centro del gioco, altro che insistere sulle fasce).

Conte non durerà. Per fortuna l'anno prossimo ci sono buone probabilità che anche Gasperini sia libero...

Speriamo bene per gli anni successivi, quando il nuovo stadio dovrebbe dare benefici anche per il fair-play finanziario. Per quest'anno, altro carbone. E sono tre anni di fila.

lunedì 5 settembre 2011

Su Mino Martinazzoli

Ieri è tornato alla casa del Padre Mino Martinazzoli.
Non ho fatto a tempo a conoscerlo bene dal punto di vista politico: il suo ultimo incarico, come sindaco di Brescia, risale al 1998.
Ho avuto modo di apprezzarne la cultura e la franchezza in alcuni incontri pubblici a cui partecipai.
Il suo percorso politico - leggendo le biografie che si incrociano in questi giorni - è stato caratterizzato da alcuni successi, ma anche da molte sconfitte: nelle elezioni politiche del 1994, da ultimo segretario DC, nelle regionali 1998 contro Formigoni, nell'esperienza dell'UDEUR con Mastella.
Il suo essere centrista tutto d'un pezzo è giunto probabilmente fuori tempo massimo: un democristiano doc, vissuto con 15 anni di ritardo.
Colpisce l'assoluta mancanza di qualche voce dissonante dai vari attestati di stima, oggi ma ancor di più negli anni scorsi. E' raro riscontrare una stima così universale per un politico, specialmente della vecchia DC.
Forse questo fatto è stato favorito anche dall'assenza di incarichi di primo piano, che gli hanno evitato di crearsi antipatie e "nemici". Resta il fatto che fosse un galantuomo, la cui specchiata onestà è riconosciuta da tutti.
Politicamente non può non portare parte delle colpe degli anni '80, specialmente per quel che riguarda l'aumento del debito pubblico. Piace però ricordare le sue dimissioni da ministro della Difesa - date, non annunciate... - in disaccordo con la legge Mammì.

domenica 4 settembre 2011

Eurobasket 2011: Francia-Italia

Dopo Italia-Lettonia, che non sono riuscito a vedere, oggi grande losing effort contro la Francia.
La migliore partita dell'Europeo, senza dubbio. Una grande Italia per 35', che va via sul tiro da tre che finalmente entra con una percentuale accettabile e viene ripresa a inizio quarto periodo da due tiri da tre (la Francia non poteva andare avanti all'infinito a non metterli).
Ottima difesa su Parker, come buona era stata quella su Nowitzki, ma stavolta gira anche l'attacco, con tutte e tre le nostre punte coinvolte assieme. Peccato per la difesa a zona nel quarto periodo, eseguita male o attaccata bene dagli avversari.
Si perde perché ancora non siamo affidabili nei finali punto a punto, perché il tiro da tre smette di entrare (emblematico quello di Bargnani a 2' dalla fine, da posizione frontale, che gira sul ferro ed esce), perché... eccetera.
Bene tutti quelli che han giocato, sottotono ma sufficiente Gallinari. Mi spiace per due sanguinose azioni buttate via da Hackett verso la fine, un passaggio schiacciato a terra regalato ai transalpini e una penetrazione da sinistra da solo su cui invece di andare fino in fondo ha tentato uno scarico abbastanza insensato fuori dall'arco.
Non capisco ancora perché quando Gallinari gioca in isolamento, preferibilmente sul lato sinistro, gli altri quattro debbano stare tutti fuori dalla linea da tre - nemmeno una possibilità di rimbalzo, quindi.
Comunque non male, anche se siamo fuori. In un altro girone - uno qualsiasi - probabilmente saremmo passati al secondo turno (comunque non oltre), inoltre mi pare che gli altri risultati comunque ci avrebbero condannato (al più sarebbe arrivato un pari punti con la Germania, che aveva lo scontro diretto favorevole).

giovedì 1 settembre 2011

Eurobasket 2011: Germania-Italia

Italia con un piede e mezzo fuori dall'Europeo. Anche stasera si lotta, ma non abbastanza.
Rispetto a ieri, è tornato anche il secondo difetto delle squadre di Recalcati: troppo tiro da 3, oltre alla cronica staticità in attacco.
Con l'aggiunta che stavolta i 4 azzurri a guardare il portatore di palla in isolamento se ne stanno pure tutti fuori dall'arco, aspettando un improbabile penetra-e-scarica. Così non c'è mai nessuno a rimbalzo.
Il peccato capitale è stato non sfruttare l'assenza di Nowitzki per falli nel terzo periodo... invece si giocava a ciapanò.
Magra, magra... ora il nostro Europeo dipende da:



  • una vittoria domani con la Lettonia. E non è scontato;


  • una vittoria francese sulla Germania domani. In questo modo i francesi potrebbero arrivare scarichi all'ultima giornata, aumentando le nostre probabilità di batterli da un 5% a un 15%;


  • altri miracoli combinatori tra i risultati.


Certo anche passando il turno non si andrebbe da nessuna parte, ma i ragazzi se lo meritano almeno per la presenza.

Eurobasket 2011 - Serbia-Italia

Ieri notte ho visto la replica di Serbia-Italia.
L'impressione è che l'Italia di PIanigiani abbia gli stessi difetti dell'ultima Italia di Recalcati: niente costruzione del gioco, in attacco ci sono un giocatore con la palla e 4 fermi, al limite si cerca un gioco a due. Ma oggi tutti sanno difendere sul gioco a due, inoltre l'Italia non ha l'asse play-pivot per giocarlo bene.
Questo si vede anche dalle statistiche degli assist: 22-8 per la Serbia, quasi il triplo. Segno che i nostri punti, anche durante il parzialone del terzo quarto in cui abbiamo recuperato, venivano da transizioni e isolamenti.
Stavolta non ho visto come in passato un abuso del tiro da 3, in cui pure Belinelli non la metteva in una vasca da bagno (questa partita l'ha persa lui all'80%), ma fatichiamo ancora tantissimo in attacco.
Noi siamo atipici, dovremmo sfruttare i mismatch, ma per farlo bisogna crearli, con blocchi e cambi di marcatura difensivi, non immobilismo.
Per il futuro, la vedo magra: la Francia ci asfalta fisicamente, per passare il turno bisogna battere la Germania e non è detto che basti (Nowitzki può battere la Serbia, secondo me). Inoltre bisogna stare attenti alla Lettonia: l'Italia in una partita singola può battere chiunque, ma anche perdere dai baltici.