lunedì 30 gennaio 2012

Ospitaletto commissariato: il ricorso di Sarnico

Una decina di giorni fa, Sarnico ha presentato ricorso presso il Consiglio di Stato contro la decisione del TAR di invalidare le elezioni che l'avevano visto vincitore. La decisione arriverà il 14 febbraio.

Detto che credevo che il ricorso fosse già stato presentato da tempo, quando ho sentito il servizio su Teletutto è stato riportato che il ricorso verterebbe su due questioni.
Una è che la Giudici non avrebbe potuto fare ricorso al TAR in quanto parte in causa. Questa mi sembra una scusa risibile: adire alle vie giudiziarie mi sembra un diritto personale che va oltre questa obiezione; inoltre non sposterebbe di molto il problema, visto che chiunque non sia lei potrebbe allora fare nuovamente ricorso. Questo argomento, comunque, non l'ho più sentito citare, quindi può anche essere che non sia vero, o sia marginale.

Il motivo principale del ricorso al Consiglio di Stato sarebbe invece che le firme non sarebbero state raccolte a Ospitaletto, ma a Lumezzane, dove quindi il consigliere leghista Festa (al centro del primo ricorso della Giudici) aveva corretta giurisdizione per autenticarle. Questa versione è riportata anche qui.

Lì per lì, alla fine del servizio di Teletutto, rimasi basito. Cioè, com'è possibile? Si vorrebbe sostenere che due autobus di cittadini ospitalettesi (le cento firme per la lista devono essere di cittadini del Comune per cui si vota) sarebbero andati a firmare in territorio di Lumezzane? E' una palese assurdità, lo sanno tutti che non è così, non può essere vero. Come osservano anche nel commento linkato sopra, basta chiedere a qualcuno dei firmatari com'è andata.

Poi, ragionandoci, credo di aver capito l'arzigogolo giuridico che sta dietro a questa posizione.
Il ricorso al TAR della Giudici, come si leggeva bene anche nella sentenza, non contestava la veridicità o meno delle firme o della loro autenticazione (che deve avvenire sempre all'atto dell'apposizione della firma, cosa che sembra impossibile che sia avvenuta): per contestare queste cose sarebbe stata necessaria una denuncia per falso, con un iter più lungo e complesso. La Giudici ha preferito puntare sull'irregolarità formale della non competenza territoriale dell'autenticatore, per cui non serve la denuncia. Questo pur sapendo che anche la raccolta e - soprattutto - l'autenticazione delle firme è stata probabilmente messa in atto con metodi discutibili.
Il ricorso di Sarnico gioca sul fatto che sui fogli delle firme, che devono riportare luogo e data di raccolta, ci sarebbe scritto "Lumezzane". In pratica quei fogli, così per come sono stati compilati, attesterebbero che 100 cittadini ospitalettesi avrebbero firmato davanti al consigliere lumezzanese Giorgio Festa in località Lumezzane (quindi nella sua giurisdizione). Il controricorso, così come il ricorso iniziale, non valuta se tutto ciò sia vero (cosa che evidentemente non è), ma si concentra sull'aspetto formale: si sostiene che per quello che c'è scritto, il problema sollevato dalla Giudici non sussiste.

Ecco, io credo che un ricorso così ce lo si poteva risparmiare, per almeno tre motivi.

venerdì 27 gennaio 2012

Sulle Unità pastorali

O meglio sullo strumento di riflessione distribuito dalla diocesi sulle future unità pastorali, che ho appena finito di leggere.

Sono rimasto favorevolmente impressionato da come la questione è stata posta: il nostro Vescovo e i suoi collaboratori sono riusciti a porre in maniera credibile e propositiva un argomento che nella vulgata non è altro che una scelta obbligata dal calo delle vocazioni.
Non si nega che questo abbia un fondo di verità, ma si invita a leggere questo stesso calo come un segno dei tempi. Legando a questo l'analisi di alcune situazioni effettivamente presenti (particolarmente convincente, secondo me, la parte che riguarda l'estensione dell'orizzonte spaziale della vita delle persone) si presenta l'opportunità delle erigende unità pastorali come una possibilità migliorativa per il futuro, anche alla luce di quanto stabilito nel Concilio Vaticano II.

Mi è piaciuta anche la attenzione a identificare le difficoltà che si possono incontrare nel cammino, difficoltà di ordine pratico (il rischio di intasare ulteriormente il calendario, gli organi, i Consigli Pastorali eccetera) e legale: il diritto canonico prevede le parrocchie, non le unità pastorali.

A questo proposito, sarà interessante capire che fine faranno le parrocchie. Nella mia testa, finora, le unità pastorali erano percepite semplicemente come delle unioni di più parrocchie piccole, affidate a un solo parroco, come già succede in molti casi nella nostra Diocesi. In effetti non capisco già adesso perché non si fondano semplicemente insieme diverse parrocchie, che oggi non hanno più senso, perché spopolate, o molto meno isolate di un tempo: probabilmente sopprimere una parrocchia è complicato dal punto di vista legale.
Comunque, applicando l'idea dell'unione di parrocchie piccole, Ospitaletto non sarebbe stato toccato. Invece l'idea è quella di fare comunque comunità di parrocchie con una "condivisione" dei preti, anche dove ci sono: ecco che rientra anche Ospitaletto (con Castegnato e Paderno).

In ogni caso, mi par di capire che ogni parrocchia avrà comunque un suo parroco di riferimento: e allora non capisco qual è la prospettiva in quelle unità create tra parrocchie piccole, ciascuna con un solo parroco (per esempio la parrocchia della mia fidanzata, Marcheno, si dovrebbe unire con Brozzo, Cesovo e Lodrino: hanno tre preti, tutti parroci, su quattro parrocchie). Un conto è una situazione come quella ospitalettese in cui essenzialmente i nostri curati saranno chiamati a farsi vedere anche altrove, ma laddove ci sono solo parroci o si va verso un "super parroco" con due-tre "curati" a girare tra le parrocchie (e allora non vedo la differenza con il fatto di fondere le parrocchie), oppure se ogni parroco deve occuparsi prevalentemente della sua comunità non vedo cosa cambi rispetto a ora.

Da noi, invece, il rischio sarà "fagocitare" le parrocchie più piccole che si aggregheranno; inoltre si prospetta un aumento del carico di lavoro complessivo: se una parrocchia piccola può pensare di far riunire meno volte il suo Consiglio Pastorale per alternare queste riunioni con quelle del Consiglio di Unità Pastorale, per esempio, una parrocchia grande ha una vita comunitaria così complessa che non può permettersi di diradare le riunioni e le decisioni da prendere, a cui quindi le questioni dell'Unità pastorale si sommeranno tout court. Una strada potrebbe essere quella di snellire in modo robusto il CPP: già da quando ne facevo parte penso che 30 persone siano decisamente troppe, 15 sarebbero più che sufficienti. Si potrebbero eleggere comunque 20 persone, tra cui poi il CPP stesso deciderà di sceglierne 5 che parteciperanno al Consiglio di Unità pastorale (uscendo contestualmente dal CPP). In questo modo gli unici oberati da un aumento effettivo di riunioni sarebbero i presbiteri. Ma loro lo fanno di lavoro...

Vedremo, intanto preghiamoci sopra.

martedì 24 gennaio 2012

Forconi e altri meridionalismi

L'Italia in questi giorni vede la protesta dei camionisti, che nasce in Sicilia come "protesta dei forconi". E' qualche giorno che cerco di mettere in ordine un po' di pensieri a partire da questo tema ed allargando alla questione meridionale. La gestazione del post è stata laboriosa, quindi non sono più al passo con l'attualità, è diventato una specie di tema... Lo pubblico comunque così come l'ho scritto, in più riprese. Per facilitare la lettura ho espunto due note su due argomenti che c'entrano ma non sono fondamentali, le trovate a fine testo.


Giovedì pomeriggio a Radio Padania c'erano molti militanti leghisti che elogiavano il movimento dei Forconi siciliani: "dovremmo fare come in Sicilia, riprenderci il territorio, agire!". Finché non ha telefonato uno che ha dissentito: "Vedrete, loro faranno un po' di casino, andranno a chiedere altri soldi a Roma che glieli darà. Finisce sempre così".

Giovedì sera, a Piazzapulita su La7, Formigli ha intervistato un giovane siciliano che lamentava che lo Stato li avrebbe dimenticati.

Venerdì mattina, durante la colazione, ho sentito Corradino Mineo commentare l'intervista a RaiNews24 rivolgendosi direttamente al ragazzo, con parole che suonavano più o meno così: caro ragazzo, sbagli a prendertela con Roma, i responsabili si trovano più vicino, lì in Sicilia, che è regione a statuto speciale, si governa con un'autonomia molto spiccata ed ha visto nei decenni una mano importante dello Stato sotto diverse forme (Cassa del Mezzogiorno, sussidi all'industria, Enti vari) che però si trasformano in buchi neri. I soldi arrivano, ma si perdono in un sistema parafeudale e paramafioso che non riesce ad esprimere una classe dirigente degna, anzi che colonizza la classe dirigente.

Non sono riuscito a recuperare il video esatto, quindi le parole sono mie, ma sono certo di aver interpretato fedelmente il senso del discorso di Mineo, che mi ha colpito per la lucidità e la chiarezza. E' un po' che ci rimugino, provo a mettere giù qualche impressione sulla Sicilia e sul Mezzogiorno.

domenica 22 gennaio 2012

Mea culpa

A inizio campionato avevo espresso tutti i dubbi sulla Juve di Conte.

Fin qui non ci ho proprio preso: campione d'inverno, imbattuta, con la miglior difesa del campionato. Conte ha rinunciato al 4-2-4, Pirlo ha cambiato il centrocampo (il cross di ieri sul gol di Lichtsteiner era col contagiri, ed è l'ennesimo), la squadra non molla mai (vedi Napoli). Almeno sulla formazione ci avevo azzeccato, con un Pepe da fantacalcio al posto di Krasic.

I difetti sono ancora presenti: la difficoltà a fare punti con le piccole, la mancanza di una punta che segni con continuità (anche se il povero Matri ne ha pur sempre messi 7 senza rigori, a una sola lunghezza da Ibrahimovic a quota 8 senza rigori), la sensazione che se la squadra non dà il 110% non fa punti e non regge il passo del Milan. Però quest'anno si è lì.

Il Milan è una squadra alla Ibra: rullo compressore con le piccole, fatica con le grandi. Il campionato lo vincerà il Milan se riesce a far punti su qualche campo importante, la Juve se aumenta la media punti (che pure è bastata per vincere gli ultimi due campionati, vinti a quota 82). Occhio comunque che la classifica è corta, i preliminari di Champions League sono a soli tre punti.

venerdì 20 gennaio 2012

Libera!

Sentita stamattina alla radio: "Sono due le parole che dici che mi fanno battere il cuore... Defibrilla, libera!"

Così oggi è il giorno delle liberalizzazioni. Sono stato in giro finora e non ho avuto gran tempo di sentire di cosa si tratta. Butto giù due righe con le impressioni, da ignorante di economia.

Non capisco come le liberalizzazioni possano portare a un aumento del PIL: se più concorrenza vuol dire prezzi più bassi, gli introiti complessivi dovrebbero diminuire. Un aumento dei consumi a compensare, con l'aria che tira, mi sembra inverosimile.
Inoltre è vero che in campi come farmacie e taxi le tariffe sono (almeno parzialmente) vincolate, le une ai rimborsi del Servizio Sanitario Nazionale, le altre alle decisioni dei Comuni.
Al contrario, credo che liberalizzare settori come i servizi pubblici, come vorrebbero molti benaltristi ("Non si esce dalla crisi con qualche farmacia in più! Sono altri i settori in cui non c'è libertà!"), potrebbe far crescere i prezzi: molti servizi mantengono tariffe inferiori alla media europea solamente grazie alle sovvenzioni pubbliche che integrano quanto pagato dall'utenza. Si pensi al trasporto: i treni locali vengono sovvenzionati dalla Regione, gli autobus della SIA (qui a Brescia) dalla Provincia. Sempre qui in città, è paradigmatico il caso della metropolitana, per cui il Comune dovrà intervenire economicamente  per evitare di far pagare i biglietti a peso d'oro. Tutto ciò ha un senso: se la SIA fosse una società privata non sovvenzionata, che fine farebbero le corse per Marmentino, per dire? E' una forma di pubblico servizio, garantita anche in perdita.

Nonostante questi dubbi, però, credo che liberalizzare tutte quelle professioni che richiedono una licenza sia giusto non per un fatto di vantaggi, ma per un puro problema di giustizia. Perché deve esistere il concetto stesso di licenza? Perché deve esserci un numero chiuso? Io non me lo spiego proprio. Questo va a garantire alcuni (per esempio alcuni laureati in farmacia) rispetto ad altri con gli stessi titoli (ugualmente laureati in farmacia), ed è ingiusto. Inoltre si garantiscono alcuni imprenditori (i tassisti, per esempio) rispetto ad altri imprenditori che fronteggiano una concorrenza senza limitazioni. Perché un tassista deve avere la garanzia che non avrà mai più di tanta concorrenza, mentre - che so - un idraulico può vedere due o tre idraulici che iniziano l'attività nel suo stesso circondario?

Non mi sono proprio mai spiegato questa cosa delle licenze. Ieri sera da Vespa c'era la presidente di FederFarma, che diceva di non essere contraria a un aumento delle licenze, "ma non più del 10%, altrimenti il sistema non è sostenibile". E chi decide che il sistema deve essere sostenibile a favore di chi è già farmacista, a cui deve essere garantito un introito, un bacino d'utenza sufficiente? Oggi il sistema non è sostenibile per altri laureati in farmacia che non hanno la possibilità di aprire una farmacia. Secondo la presidente di FederFarma, quindi, la torta va spartita solo in fette abbastanza grosse e solo per chi c'è già. Io invece credo che andrebbe resa accessibile a tutti quelli con un titolo sufficiente (la laurea), e chi sarà più abile mangerà la fetta più grossa.
Certo ci sono problemi pratici in una liberalizzazione completa, come per esempio il rischio di veder chiudere le farmacie nei piccoli centri, ma si può allora pensare di gestire a licenze le farmacie dei centri piccoli o montani, garantendo a chi sceglie di stare lì un bacino senza concorrenza, e abolire i limiti per le altre situazioni. La strada di diminuire il numero di abitanti per farmacia va in questa direzione.

Comunque non sono l'unico a non saper giustificare il numero chiuso. Repubblica riporta questo dialogo a Ballarò:
Floris: "Allora, ci dica perché per i notai c'è il numero chiuso"
Presidente Ordine notarile di Bergamo: "Ehhhhhhhh, ehhhhhhhh, ehhhhhhmmm (per lunghi secondi). Perché non tutti possono fare i notai"

mercoledì 18 gennaio 2012

Io sto con il comandante

Di oggi le polemiche sulla scarcerazione del comandante Schettino, ora a casa agli arresti domiciliari.

Io non avevo capito perché fosse in carcere. Schettino è un innocente fino a prova contraria, secondo ogni stato di diritto che si rispetti, cioè fino a regolare processo (che non è quello di Vespa, è quello dei giudici). La carcerazione di un innocente (carcerazione preventiva) si dà solo in tre casi: pericolo di fuga, possibilità di inquinamento delle prove, eventualità di reiterazione del reato.

La reiterazione del reato in questo caso è buona solo per le barzellette, visto che a Schettino non daranno in mano nemmeno un canotto, d'ora in poi.

L'inquinamento delle prove è secondo me escluso: c'è una prova di 252 x 35.5 x 52 metri adagiata sul fondale del Giglio, con una scatola nera già in fase di analisi, telefonate registrate e via dicendo.

Il pericolo di fuga, sempre secondo me, non è realistico fin dall'inizio, e comunque sarebbe bastato ritirare il passaporto. Schettino non è un malvivente abituato alla latitanza, non ha appoggi all'estero, covi dove nascondersi, facilità di procurarsi documenti falsi e via discorrendo: anche se fosse fuggito, senza passaporto, l'Interpol l'avrebbe ripescato in due giorni, e avrebbe aggravato la sua posizione. Men che meno adesso c'è pericolo di fuga, visto che avrà stuoli di giornalisti appostati intorno a casa...

Se presumiamo che comunque ci sia il pericolo di fuga, allora è una condizione così vaga che potrebbe essere applicata a tutti.
In effetti sembra che la legge sia volutamente ambigua, nel tracciare i confini: per permettere ai giudici di "giostrare" le decisioni a seconda dei casi. Questo ha in sé un germe di ragionevolezza (affidare un minimo di discrezionalità al giudice stesso), ma cozza contro il diritto: si sta parlando di una possibilità di arbitrio nel togliere la libertà a un presunto innocente, o anche a un colpevole conclamato come in questo caso, senza processo, magari per assecondare l'umore della piazza.
Io non sono contrario a priori all'istituto della carcerazione preventiva, mi rendo conto che in alcune occasioni sia utile e necessaria, ma credo che si debba ridurre e soprattutto circostanziare meglio, in modo da garantire la certezza del diritto. E nei casi dubbi, in dubio pro reo.

Poi mi tocca leggere cose come queste sulla scarcerazione, a firma di Mario Sechi sul Tempo (sì, uno di quelli che quando i parla di certi politici inalbera la bandiera del garantismo):
"c’è un Paese che attonito guarda questo glaciale spettacolo e oggi si chiede: com’è possibile che il comandante non sia chiuso in cella? Questo surreale epilogo è un tradimento del senso di giustizia."

Il senso della giustizia viene tradito se non si rispettano le procedure e i diritti al giusto processo, come in ogni Paese civile. E non manca la solita excusatio non petita seguita dall'immancabile proposizione avversativa:
"Non sono tra quelli che pensano che il diritto si applichi ascoltando la folla urlante, ciò è lontano dalla mia cultura, ma è francamente difficile arrivare a comprendere una decisione che avrà pure il suo fondamento giuridico, il suo codicillo che calza a pennello, ma stride con la realtà, la portata immane della tragedia, il lutto e il dolore di chi ha perso tutto e non riavrà l’amore dei propri cari."

Questa è come le frasi che iniziano con "io non sono razzista, però..." e seguono le più becere affermazioni razziste: la seconda proposizione nega con evidenza la prima. Infine:
"Il vero abisso l’abbiamo toccato ieri, quando qualcos’altro è naufragato sinistramente: la fiducia."

La fiducia io la perdo quando vedo la giustizia lenta, ingiusta, spettacolarizzata, non quando si ripara un torto.

Non capisco come sia possibile che non si veda come il rispetto delle regole debba essere garantito per tutti, e come la libertà sia un bene così prezioso da richiedere un rispetto ancora maggiore delle stesse. Quel che oggi capita a Schettino domani potrebbe capitare ad altri.

Ovviamente non sono cieco, vedo anch'io la conclamata colpevolezza del capitano. Egli è colpevole come minimo di essere stato inadeguato al suo ruolo, di cui porta la responsabilità, e come massimo di aver deliberatamente compiuto atti pericolosi per futili motivi. Spetterà però ai giudici, e solo a loro (cioè non ai giornalisti, ma nemmeno ai PM), stabilire quanta colpa porta. E l'equilibrio di tutte le procedure è - deve essere - garanzia per tutti: per il pubblico, per il comandante, per le famiglie delle vittime.

venerdì 13 gennaio 2012

Ospitaletto commissariato: cosa succederà?

Non lo so, ovviamente: cerco però di fare un po' d'ordine tra le possibili interpretazioni della sentenza del TAR, analizzandone i pro e i contro.

Possibilità 1: si ripetono le elezioni con le stesse identiche liste dello scorso anno.

  • PRO
    Mi sembra la soluzione più logica rispetto allo spirito della sentenza: quelle elezioni sono state falsate, secondo il TAR, dalla presenza di una lista, quindi quelle stesse elezioni si rifanno escludendo la lista abusiva.
    Ci risparmieremmo inoltre un'altra tornata di composizione delle liste, ricerca dei nomi fino all'ultimo momento e via dissertando.
    Infine, avremmo già ben noti i candidati sindaci, che abbiamo potuto già conoscere nella scorsa campagna elettorale e per il loro comportamento in Consiglio in questi mesi.

  • CONTRO
    Come hanno fatto già notare in molti, quelle liste non rispecchiano più la situazione politica dello scorso anno.
    Passi per la separazione nazionale tra Pdl e Lega (in fondo ho sempre sostenuto che a livello locale la politica dei "grandi" non dovrebbe influire) ma anche a livello locale i rapporti non sono stati buoni, sia dopo le elezioni (polemica Prandelli-Giudici) sia nella gestione dell'opposizione in Consiglio.
    Anche la maggioranza però ha i suoi grattacapi: l'unico esponente di sinistra (Pigoli) si è dovuto dimettere per motivi di salute, e questo apre tre problemi: un suo personale problema di disponibilità, un rischio di dispersione di voti per Sarnico (Pigoli ne aveva portati ben 162), una questione di rappresentatività dell'ala sinistra della coalizione.
    Anche nelle altre liste, inoltre, ci potrebbe essere qualcuno non più disponibile a candidarsi. Se la lista è assolutamente bloccata, l'unica soluzione sarebbe annunciare prima la propria intenzione di dimissioni in caso di elezione; un'altra possibilità sarebbe cancellare il nome dalla lista stessa (tanto tutte le liste erano formate da un numero di candidati superiore al minimo richiesto).


Possibilità 2: si riparte da zero, ricominciando la raccolta di firme per nuove liste


  • PRO
    Una soluzione che avrebbe il suo senso per molti motivi pratici.
    Con una decisione simile si risolverebbero i problemi di rappresentatività delle liste, permettendo la presenza di candidati motivati. Le liste potrebbero inoltre essere migliorate alla luce dei risultati dello scorso anno, e anche gli elettori avrebbero facoltà di ridistribuire le preferenze secondo un'opinione formata anche alla luce di quanto successo in questi mesi.

  • CONTRO
    Da una parte ci sono i contro legati alla nuova formazione delle liste: un "calciomercato" per i candidati, pressioni su Giulio Incontro (i cui quasi 400 voti farebbero da ago della bilancia), magari per non ripresentare la lista.
    L'apertura completa a nuove liste potrebbe inoltre portare a candidati sindaci diversi (Abrami non attende altro), e questo tradirebbe secondo me lo spirito della sentenza, che ha ravvisato un'incertezza e quindi un danno nei confronti della Giudici, non di Abrami. Inoltre Abrami raccoglierebbe i frutti di un ricorso presentato dalla Giudici... non so quanto sia giusto.
    D'altra parte ci sono problemi in relazione a Forza Nuova: dalla sentenza del TAR dovrebbe star "ferma un giro", ma cosa osterebbe a ripresentare la stessa lista (o con poche modifiche, o cambiando candidato sindaco) sotto un altro nome, e ricominciando la raccolta delle firme? Si potrebbe pensare di vietare la presentazione ai candidati vecchi, ma si tratta di una limitazione del diritto di elettorato passivo che non so quanto sia legale.


Possibilità 3: si rivota solo per i candidati sindaci, tenendo buone le preferenze espresse (ho sentito dire anche questo)


  • PRO
    Avrebbe in effetti una certa ratio: tenere buono quanto più possibile delle elezioni scorse, facendo rifare il meno possibile.
    Inoltre sarebbe una soluzione "semplice", che eviterebbe campagne acquisti, mal di pancia nelle liste, aggirerebbe il problema della disponibilità, permetterebbe di scegliere non solo il sindaco ma anche la squadra, visto che si saprebbe in anticipo chi sono i candidati che risulterebbero eletti con ogni candidato.

  • CONTRO
    Non so se sia un'ipotesi legalmente percorribile, inoltre non so quanto sia "giusto" avere sindaco e Consiglio eletti in momenti diversi.
    Ci sarebbe un problema di motivazioni in campagna elettorale da parte dei andidati già esclusi, inoltre rimarrebbe il problema delle disponibilità personali.


Naturalmente queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con le valutazioni che dovranno fare il Consiglio di Stato e l'Avvocatura dello Stato, che faranno valutazioni giuridiche di cui io sono completamente digiuno.

Potrebbe anche prospettarsi una soluzione ibrida tra la 1 e la 2, dando la possibilità alle liste che lo desiderano di presentarsi in configurazione "bloccata" (uguale all'anno scorso) senza raccolgliere le firme, mentre chi volesse cambiare la lista potrebbe farlo ripartendo da zero con le procedure. In questo caso però credo che ci si ridurrebbe alla possibilità 2, visto che credo che nessuno rinuncerebbe al "ritocchino" alle liste.

lunedì 9 gennaio 2012

Ospitaletto commissariato: di chi è la colpa?

A distanza di qualche settimana dal commissariamento del nostro Comune, c'è stato il tempo per farsi qualche idea su come sia andata e, soprattutto, su come siano distribuite le responsabilità.

Secondo me non è colpa di nessuno in modo particolare: si è trattato di una concatenazione di eventi sfortunati, che sono andati tutti nel verso sbagliato incastrandosi nell'unica combinazione che ha reso inevitabile il commissariamento. Trovo in un certo senso giustificabili, o almeno comprensibili, i comportamenti di tutti gli attori in causa.

E' colpa di Forza Nuova? Forza Nuova "ci ha provato": ha iniziato una campagna di raccolta firme pur non avendo un autenticatore a disposizione (autenticatore di cui è richiesta la presenza all'atto stesso delle sottoscrizioni, e non ex post). Non so se l'abbiano fatto scientemente o ignorando la regola, fatto sta che una volta raccolte le 100 firme necessarie - traguardo assolutamente non scontato - pur di non disperderle e di riuscire a ottenere il grosso risultato di presentarsi hanno cercato di sistemare la cosa in qualche modo. Un comportamento non limpido, ma comprensibile.

E' colpa del sig. Festa, consigliere comunale di Lumezzane, che ha accettato di autenticare le firme di Forza Nuova? Qui la questione non mi è chiara: com'è possibile che lui abbia accettato di dichiarare che le firme sono state raccolte alla sua presenza? Forse è stato davvero in visita a Ospitaletto in qualche momento? Forse ignorava esattamente la norma? Più probabilmente ha accettato di dare una mano a qualcuno che conosce (il candidato sindaco Salvinelli?), magari affidando all'esame successivo della commissione elettorale provinciale la valutazione sulla legittimità dell'atto.

E' colpa dei consiglieri comunali uscenti, che hanno rifiutato di autenticare le firme? Direi proprio di no: era loro legittimo diritto rifiutare. Se fosse stato loro richiesto di autenticare firme alla cui raccolta non hanno partecipato, il rifiuto sarebbe stato addirittura doveroso (accettare equivale a una dichiarazione di falso). Ma anche se la richiesta fosse stata per un'autenticazione durante la raccolta avrebbero avuto mille motivi per rifiutare, da quelli pratici (l'impegno di tempo) a quelli ideali (divergenze di idee) a quelli di opportunità. Tanto più che l'alternativa esiste: le firme possono essere autenticate dal segretario comunale, effettuando la raccolta direttamente presso gli uffici comunali (come per i referendum). Non è vero che è necessario pagare un notaio, come ha sostenuto Forza Nuova. Certo sarebbe stato molto più difficile raccoglierle: non sarebbe stato possibile farle passare per firme "contro il degrado" o "contro la prostituzione", come nei gazebo...

E' colpa della Commissione elettorale provinciale, che ha ammesso la lista nonostante fossero già stati sollevati dubbi? Mi sento di dire di no: la Commissione non è un tribunale, e prima di escludere una lista per un vizio che potrebbe essere interpretato come formale ci va con i piedi di piombo. E' un po' il principio del favor voti: dare a tutti la possibilità di esprimersi con più scelte possibili. Nei casi dubbi, tra escludere una lista che magari era invece ammissibile e ammettere una lista che forse andrebbe esclusa si tende sempre (giustamente, secondo me) a rischiare nella seconda direzione più che nella prima.

E' colpa della Giudici, che ha presentato il ricorso? Certo, io non l'avrei fatto: fin dall'inizio sostengo che sarebbe stato più elegante saper perdere e accettare il risultato. Però ha fatto un atto certamente legittimo, che acquista ancor più validità alla luce della sentenza favorevole (non era un atto ingiustificato, quindi). Poteva scegliere di non farlo? Certamente, ma è stata nel suo diritto.

E' colpa del TAR? Secondo me, qualitativamente, il numero di voti di Forza Nuova sarebbe stato sufficiente a "sanare" la questione firme, ma io sono un ignorante di legge e quindi il mio parere conta zero. Leggendo la sentenza sembra che ci siano dei buoni motivi che giustificano la decisione presa, valuterà poi il Consiglio di Stato. Sicuramente il distacco tra Giudici e Sarnico è tale da rendere influenti i voti di Forza Nuova, come è ben specificato nella sentenza.

Vista quest'ultima osservazione si potrebbe anche arguire che hanno "colpa" i cittadini di Ospitaletto, perché se non avessero dato tanti voti a Forza Nuova (in modo così sorprendente) non sarebbe probabilmente successo nulla, ma questa è ovviamente una provocazione: non si può pensare che la gente "si sbagli" quando vota, su questa china non si ottiene nulla di buono.

Insomma, si è generata una concatenazione di fatti che ci hanno portato dove siamo. Se solo uno dei fatti fosse andato diversamente (se Forza Nuova non fosse riuscita a raccogliere le firme, se il consigliere di Lumezzane non avesse accettato di autenticarle, se la lista fosse stata esclusa prima delle elezioni, se non avesse preso così tanti voti, se la Giudici non avesse fatto ricorso) non si sarebbe arrivati al commissariamento, invece siamo a questo punto.

Se devo scegliere di dare delle responsabilità, le attribuirei in massima parte a Forza Nuova, che ha adottato un metodo irregolare di raccolta e autenticazione firme, e a Giorgio Festa, l'autenticatore. Non sono d'accordo con chi addita la Commissione elettorale provinciale per i motivi "prudenziali" di cui sopra e per una ragione di fondo: secondo me se un giocatore commette un fallo e l'arbitro non fischia, la colpa di ciò che accade è del giocatore e non dell'arbitro (che pure sbaglia), perché senza irregolarità non ci sarebbe stato bisogno di alcun fischio, mentre senza errore dell'arbitro sarebbe rimasta l'irregolarità, seppure sanzionata.

Non sono infine d'accordo con un editoriale di Ospitaletto.org che si chiede, in pratica, cui prodest una situazione del genere. Capisco e vedo bene le difficoltà e gli intoppi che un commissariamento genera (niente di tragico, comunque), ma il rispetto delle regole conviene sempre, a tutti. Alla domanda se ne valga la pena, io dico che vale sempre la pena di fare le cose secondo legalità. Non si poteva far finta di nulla per ragioni di opportunità pratica.

mercoledì 4 gennaio 2012

Cosa vuoi fare da grande?

Il prossimo anno, che ci porterà alle elezioni, sarà molto interessante, perché tutte le forze politiche dovranno decidere cosa vogliano fare da grandi. Non solo nel senso delle alleanze, dei candidati premier eccetera, ma nel senso - ben più importante - di chiarire che strada vogliono intraprendere nel loro futuro a livello di ideali, di idea di futuro.

Per il Pdl, o come andrà a chiamarsi, il problema è evidente. Conclusa (conclusa?...) la parabola di Berlusconi, dominus incontrastato fino ad ora, bisognerà darsi un tono e capire dove si va a parare.
Si vuole recuperare il liberismo della prima Forza Italia? Si vuole continuare con un populismo che porti voti, senza trascurare l'assistenzialismo che è parte importante del carnet elettorale nelle regioni meridionali, tradizionale serbatoio di voti? Si vuole controbattere a Casini sulla strada di un moderatismo vagamente confessionale?
Per ora si brancola nel buio, lacerati dalle correnti. Secondo me qualche defezione sarà inevitabile.

Anche il Terzo polo, nato più per necessità che per convinzione, deve delineare meglio la sua posizione. Pur avendo buone prospettive di raccolta di personaggi in uscita dal Pdl, non è chiaro che cosa si unisca Fini, Casini e Rutelli, né cosa vogliano i tre partiti. Per ora è chiaro che cosa fanno nell'emergenza - un sostegno incondizionato ai tecnici -, ma non si sa cosa vogliano fare dopo.
Fli è nato come una raccolta di transfughi, e c'è dentro di tutto, dagli ex cattolici agli ex radicali, dagli ex fascisti a Fini. Non si capisce se vuol essere una destra o un centro, un partito liberale o statalista. Fini stesso ha abbandonato il vecchio presidenzialismo e la vocazione maggioritaria per stare con Casini.
Anche l'Api non ha una piattaforma ideale chiara. Cattolicesimo sociale? Forse.
In tutto ciò sguazza Casini, che secondo me aspira a guidare una nuova alleanza di centro-destra con un nuovo Pdl, e ce la può anche fare. Insomma, mi sembra un polo del "ma anche" e del "non troppo" (moderatismo).

Il PD, poi, vive una grande contraddizione che secondo me si può riassumere in questi termini: è percepito come troppo poco di sinistra dai suoi iscritti (infatti al congresso ha vinto la linea di Bersani e Fassina, la più di sinistra che c'era), che non fanno mancare i mal di pancia e le escursioni di protesta verso Di Pietro e/o Grillo; ma al tempo stesso è percepito come troppo a sinistra dall'elettorato generale (che non capisce perché vengano ostracizzati i vari Renzi e Ichino), condizionato anche dalle campagne sui "comunisti" di Berlusconi.
In questi giorni la contrapposizione è emersa sulle questioni del lavoro (articolo 18) ma non solo. Nel partito ci sono state per esempio reazioni diverse alla lettera di Napolitano alla rivista Reset in occasione della commemorazione di Luigi Einaudi. Napolitano esorta a riprendere il liberalismo di Einaudi, e c'è chi si chiede se Napolitano sia mai stato comunista o se fosse in realtà liberale. Un dibattito così, applicato al presente del PD, tradisce però la tentazione di considerarsi primariamente un'emanazione del vecchio PCI-PDS-DS, mentre ci sarebbe da chiedersi se il PD non dovrebbe essere qualcosa di diverso (anche considerando che soldi per politiche keynesiane non ce ne sono). Lo stesso Bersani ha fatto una bandiera delle liberalizzazioni, in fondo.

Infine, l'Idv dovrà decidersi a diventare grande senza un avversario (Berlusconi). Qui vedo grosse difficoltà, infatti già ora ha trovato un nuovo bersaglio nel governo dei banchieri. Il partito fa inoltre molta fatica a emergere dalla condizione di partito personale e leaderistico (se non è Di Pietro è De Magistris), e questo - come per il Pdl - non depone a favore di un radicamento nel tempo, oltre le persone.