lunedì 29 aprile 2013

When in Rome

...do as the Romans do, dicono gli anglofoni.

Sono di ritorno da un ponte a Roma, prestando servizio presso S. Pietro per l'incontro mondiale dei cresimandi con Papa Francesco. Era la prima volta che prestavo servizio presso la basilica. L'impressione è stata che sia un mondo certamente esperto nella gestione dei grandi eventi, ma allo stesso tempo molto "italiano", seppur extraterritoriale, per molti versi.

lunedì 22 aprile 2013

Pillole (amare) di politica

Sono stato via nel fine settimana, quindi ho seguito poco di quel che è successo a Roma per il Quirinale. Stasera mi sono fatto un'idea leggendo qua e là. Qualche impressione.

  • Povero Napolitano. Credo che davvero fosse l’ultimo che si augurava una situazione simile, un’abdicazione della politica. A 88 anni a dover mettere toppe all’inadeguatezza dei partiti (PD con il concorso del M5S, in particolare). Il suo discorso è stato duro quanto basta, ora vedremo se qualcuno si è reso conto dell'eccezionalità della situazione.

  • Non mi capacito di chi possano essere i centouno democratici che hanno silurato Prodi. Centouno sono tantissimi.
    E’ strano che sia stato Renzi, che di solito ci ha abituato a dire le cose in faccia, come con Marini, inoltre se è vero che vuole andare a elezioni Prodi sarebbe stata una scelta favorevole.
    Però faccio veramente fatica a credere che siano stati i giovani spaventati da Twitter, come si vuol far credere: non posso credere che abbiamo dei parlamentari così poco autorevoli. E quindi non capisco da dove vengano centouno franchi tiratori.
    E’ pur vero che Prodi è già stato fatto cadere due volte dall’interno, non è così benvoluto.

  • Come Grillo ha detto che chi l’ha votato aspettandosi un accordo M5S-PD ha sbagliato voto, così credo che una gran parte della mitica “base” abbia sbagliato voto votando il PD di Bersani e volendo escludere in ogni caso le larghe intese: Bersani è quello che “se avremo il 51% ci comporteremo come se avessimo il 49%”. E allora è inutile protestare ora.

  • L’avevo già scritto: il PD vive (e muore) nell’ambigua identità di partito di sinistra o di centrosinistra. Ora dovrà scegliere: o vira a sinistra, incorporando Vendola e perdendo i renziani, ma sarebbe una sconfitta per tutti, o cerca con decisione di diventare un partito maggioritario, affidandosi a Renzi e cambiando completamente registro. Delle due l’una, però: è ora di fare chiarezza.

  • A proposito di Renzi: l'ho visto prima dalla Gruber. E' veramente bravo con la dialettica. Il centrosinistra si ritrova in casa un jolly, roba da fargli ponti d'oro: veramente il tafazzismo impera.

  • Siamo così sicuri che ci sarà davvero un governo di larghe intese?
    Alla Camera Pdl+Lega+Monti+il gruppo misto hanno 182 voti. Il PD dovrebbe garantirne 134 dei suoi 293: è così certo che ci siano, e che durino per i vari voti di fiducia?

  • A proposito di governo: io proprio non capisco quali misteriosi meriti abbia Amato per essere così considerato. Non mi sembra di avere cose buone da dire su di lui.

  • Diamo invece a Berlusconi i meriti che gli spettano: ora se si andasse a votare avrebbe tutti i vantaggi. Certo per lui è una situazione comunque vincente, si è tirato fuori dall'angolo, anche per merito di Grillo.

  • Io comunque avrei eletto la Cancellieri e poi sarei andato a votare. A questo punto preferirei una proroga anche del governo Monti.
    Visto che però succederà questo, ed avremo probabilmente un governo politico (cosa che rende ancor più difficile la fiducia), che si scannino per qualche tempo su una legge elettorale e che poi si vada a votare.

martedì 16 aprile 2013

Renzi è passato nel torto

Nelle polemiche dei giorni scorsi tra Renzi, Bersani, Finocchiaro e compagnia, mi pare di scorgere un andamento esponenziale.

Dopo le elezioni Renzi ha mantenuto per un buon mesetto un atteggiamento di leale collaborazione con Bersani, più di molti altri colleghi di partito.
Col passare del tempo ha espresso l'insofferenza per i tempi lunghi ("Bisogna fare presto, la Chiesa ci ha messo di meno", primi di aprile). Lì si era ancora in una critica pacata, condivisa tra l'altro da moltissimi italiani.
Sabato Bersani sbotta e ritiene inaccettabile che Renzi gli dica di far presto e di non umiliarsi con il M5S. Con quell'uscita ha dato fuoco alle polveri: alle critiche (politiche) si risponde con la chiusura e non con una giustificazione del proprio operato, sul quale tra l'altro (con le consultazioni allungate all'inverosimile e la scenetta dello streaming con la Lombardi) Renzi non è certo il solo a pensarla così.

Renzi passa quindi agli attacchi personali, ed è qui che si mette dalla parte del torto.

La lettera a Repubblica contro Marini è un discorso politicamente alto e valido sull'essere cattolici in politica, rovinato dal veto personale contro Marini. Non perché non si possa parlar chiaro, ma perché si poteva usare un tono ben diverso: Marini non chiede mica il Quirinale per sè, e comunque non lo fa perché è cattolico, mi pare: sono altri che lo candidano ed eventualmente lo voteranno.
L'intervista contro la Finocchiaro per la storia del'Ikea poi è una boiata. Su quel fatto lei non aveva colpa. Se poi Renzi voleva dire che per quel fatto risulta non condivisibile da parte di molti italiani di sinistra che hanno votato M5S e che è giusto tenere conto anche della loro opinione, non si è proprio capito.

A me tutto questo movimento non sembra nemmeno una resa dei conti interna al PD (che ci sarà più avanti, o con le nuove elezioni o con il congresso): ha l'aria di una serie di ripicche personali di Renzi contro la "nomenklatura" del partito. Anche perché seguendo il suo ragionamento allora nessun suo compagno di partito abbastanza esperto andrebbe bene per il Quirinale, in quanto "kasta". Quindi Renzi starebbe facendo il gioco di candidati esterni al PD.

Va detto che Renzi è molto coerente con sé stesso: aveva detto che non avrebbe fatto correnti, ed è ciò che sta facendo. Non fa fare il lavoro sporco a Fassina o Stumpo, lo fa in prima persona.

Altra attenuante è che la scorsa settimana ha incontrato D'Alema, che notoriamente ha sulla sinistra lo stesso effetto di Tullis Detritus in Asterix :-)

martedì 9 aprile 2013

Come funzionano le primarie

Leggo un'interessante analisi di Aldo Cazzullo sul meccanismo delle primarie nel centrosinistra.

E' vero: la statistica dice che vince spesso il candidato più spostato a sinistra. Cazzullo dimentica i casi di Renzi e Ambrosoli, che hanno vinto primarie partendo da "destra", ma in effetti sul numero di casi fin qui visti è più frequente che vinca il candidato di sinistra: ai citati Pisapia, Doria, Zedda aggiungiamo pure Vendola e Bersani. Cazzullo sembra descrivere questa scelta come uno
scegliere il personaggio più simpatico, identitario, vicino alla sensibilità dei militanti, portatore della linea più dura, pura, radicale

invece di scegliere il candidato che avrebbe più chances di battere gli avversari, quale dovrebbe essere secondo lui lo spirito. E subito cita il caso di Renzi.

Però intanto tutti i candidati sindaci scelti a sinistra hanno poi vinto le elezioni, e lo stesso Cazzullo lo rileva, attribuendo questo fatto semplicemente al vantaggio del centrosinistra nelle amministrative. Peccato che Milano e Cagliari fossero governate da sindaci di centrodestra, e quindi non si è trattato certamente di vittorie scontate.

Comunque, se il "sottotesto" è che le primarie sono un rischio perché poi non si sceglie il candidato migliore per le "secondarie", direi che non è un grosso problema: sono fatti di chi vota.
Anzi: vedrei bene le primarie anche nel centrodestra. Il confronto tra i due elettorati sarebbe costruttivo e responsabilizzante per entrambi.
Se vincono le componenti estremiste di uno schieramento, mentre l'altro fa una scelta più intelligente, gli elettori estremisti impareranno a votare meglio la prossima volta.
Se entrambi gli schieramenti scegliessero un candidato "centrista" potremmo avere - forse - campagne elettorali più pacate.
Se invece entrambi gli schieramenti proponessero figure molto caratterizzate, finalmente potremmo lavorare su una scelta di campo e su delle proposte chiare e distinguibili.

Sarebbe una scelta win-win-win, secondo me, tra l'altro non limitata al fatto di avere due coalizioni in campo: il discorso sui candidati presentabili e/o caratterizzati vale anche per Grillo.

venerdì 5 aprile 2013

Off topic

Scrivo un post completamente off-topic rispetto a quello che tratto di solito per mettere nero su bianco alcuni pensieri sul mio fumetto preferito, Martin Mystère.
Per la lettura è necessaria un po' di dimestichezza con questa pubblicazione: se volete proseguire siete stati avvisati.