venerdì 2 ottobre 2015

Sulle missioni popolari (1)

Ho appreso la notizia del progetto di missioni popolari.
Lo spirito di queste, a cui faceva riferimento anche don Renato nella sua omelia domenicale, è quello della missionarietà, con riferimento alle prime comunità cristiane. Di queste si dice che la loro gioia di essere cristiani trasparisse nella vita, tanto da aver evangelizzato il loro mondo, in cui erano minoranza. Proprio questo essere minoranza è sempre più tratto comune con i cristiani di oggi.

Secondo me però le analogie tra la situazione moderna e l'evangelizzazione antica si fermano decisamente qui.
Ai tempi delle prime comunità cristiane, infatti, l' impero non aveva mai ricevuto il messaggio di Cristo. I cristiani erano portatori di una proposta rivoluzionaria, nuova. Furono osservati, ascoltati, creduti perché credibili e la loro proposta fu accolta da tante persone.

Al giorno d'oggi, l'essere minoranza dei cristiani praticanti in Italia e a Ospitaletto è ben diverso: la maggioranza infatti ha sempre ricevuto, fin da piccola, il messaggio cristiano. Tanta parte l'ha anche accolto, più o meno profondamente, nell'infanzia, per poi allontanarsene in età più matura e adulta. Il loro non essere cristiani praticanti, quindi, non è frutto di una non conoscenza di Gesù, ma di una libera scelta effettuata avendo davanti tutte le proposte.

Mi chiedo allora se abbia senso andare a suonare il campanello a gente adulta che ha già effettuato una libera scelta per la propria vita. Queste persone, tra l'altro, sono comunque circondate da messaggi cristiani: la nostra Chiesa è sempre lì, al centro del paese, ci sono festività, processioni, volantini, senza contare di tutta l'ampia fetta di popolazione che affronta il cammino ICFR. Poi non è detto che questi messaggi vengano accolti, ma questa continua ad essere una libera scelta delle persone: non si può certo dire che la comunità cristiana non abbia grande visibilità, o che la presenza della Chiesa a Ospitaletto sia nascosta sotto il moggio. C'è veramente bisogno di un'evangelizzazione porta-a-porta? O non dovremmo piuttosto rispettare la scelta di altre persone adulte?

(continua qui)

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