mercoledì 26 luglio 2017

Il diritto di contare, o del puntare in alto

Approfittando dei cinema all'aperto (sempre benedetti, è un piacere ogni anno) la settimana scorsa sono andato a vedere Il diritto di contare.
Bel film. Forse non da Oscar (come in effetti non ne ha presi 😉) ma sicuramente inspiring, come si dice di là dell'Atlantico. Da far vedere nelle scuole, e forse pensato anche per questo.
Mi ha fatto riflettere su alcune cose. Intanto la NASA era un buon posto per superare le discriminazioni, sia di razza che di genere: quando i problemi sono difficili, l'importante è riuscire a trovare qualcuno che possa risolverli, gli altri fattori passano in secondo piano. Se i problemi sono così di alto livello che i possibili risolutori sono pochi non c'è tanto da fare gli "schizzinosi" (leggi: razzisti). In effetti leggo che la "vera" Katherine Johnson non si è mai sentita molto discriminata. Questo potrebbe essere un buono stimolo a puntare sempre in alto, per chi ritiene di essere discriminato.
Inoltre, mi ha fatto riflettere il fatto che la navetta spaziale di John Glenn si chiamasse Friendship.I nomi dei programmi spaziali russi e americani contano molti vocaboli ispirati alla pace (la stazione spaziale Mir), all'amicizia, a termini "positivi" (Salyut = saluto, Sojuz = unione). Il logo dell'Apollo 13 riportava la scritta Ex luna, scientia. Nel film, come nella realtà, non sono inoltre infrequenti i riferimenti a Dio. E tutto questo in un clima di competizione estrema, di guerra fredda, ben dipinto nei primi cinque minuti del film.
Forse quando si ha a che fare con obiettivi "alti", che spostano addirittura in là i confini dell'umanità, viene più facile essere ispirati verso il bene (o il Bene).
Conclusione: duc in altum!

P.S. come al solito, c'è un Martin Mystère, il 295 Cospirazione Luna che accenna all'ultima cosa che ho descritto.

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